Ho deciso di scrivere questa recensione nonostante il disco sia già stato recensito più e più volte. Il motivo è che le recensioni sull'unplugged dei Nirvana è d'uopo che debbano essere infarcite di un lirismo patetico e fine a se stesso, che non esprime niente di interessante o di veramente attinente al disco stesso. Il più delle volte si parla delle candele, dell'incenso, dei tappeti persiani, dei fiori e della camicia di Cobain. Per poi indulgere nel più assurdo patetismo, su quanto l'emozione, più che la canzone, abbia giocato un ruolo decisivo nel successo del disco. Profluvi di lacrime sull'unplugged a New York. Profezie di morte, di dolore, di commozione. E poi sproloqui e puro sfoggio di dottrina sulle cover eseguite durante la serata. Chi non conosce i Meat Puppets? I Leadbelly? O il signor Bowie? Ma eravamo su MTV, e Cobain lo dice, "About a girl", molti non la conoscevano. Figuriamoci i Meat Puppets. E non c'è niente di lirico in tutto questo. Millantare conoscenza è quanto di più vile e prosastico si possa immaginare. E fingere il lirismo e la commozione è un'espediente meschino, il risultato è mediocre, è scadente.
Passando al disco, è inutile dire che ci troviamo di fronte ad un riuscito episodio di live acustico, con tanto di atmosfera suggestiva ed emozionante. Bello quanto vogliamo, toccante quanto volete. Lirico, sì. Ma Cobain era visibilmente drogato, aveva i capelli sporchi e due come Krist e Dave sono tutto fuorchè lirici. Si mettono a suonare le canzoni dei Nirvana alla chitarra acustica, come ognuno di noi ha fatto, davanti al caminetto o in giardino. E ci mettono i Meat Puppets, i Leadbelly, Bowie. Gran serata a New York, a tu per tu con i Nirvana. Cobain non ti guarda, fugge la telecamera, beve un thè. Disagio, noia, imbarazzo. Altro che poesia ed emozione.
L'emozione di quel live è legata solo al nostro egoismo, alla nostra fantasia sovraeccitata, all'impulso incosciente di voler creare miti. Tutto il resto è prosa.
Carico i commenti... con calma