Molti credono che questo sia un album rivoluzionario. E questo è generalmente motivo di polemiche tra i cultori del genere, perché alla fine è assurdo pensare che un album abbia potuto o possa cambiare qualcosa, e questo soprattutto oggi. Eppure, lontano dai fanatismi, è spiegabile la rivoluzione di "Nevermind".
I Nirvana avevano già registrato un album nel 1989, "Bleach", per la Sub Pop, un'etichetta indipendente. Nel 1991 i Nirvana firmano per la Geffen, affiliata alla Universal, una major. Nel settembre dello stesso anno esce "Nevermind" e con esso i Nirvana raggiungono fama mondiale. Si sa, una major ha molte più possibilità per quanto riguarda la distribuzione, e non solo materiale, del disco: dai sobborghi di Seattle, i Nirvana arrivano in tutte le case, attraverso tv, giornali e quant'altro. Qualcuno, come al solito, grida al miracolo, alla resurrezione del rock ‘n roll, altri pensano ai Nirvana come portavoci di una rivoluzione generazionale. Probabilmente i Nirvana non fecero né l'una né l'altra cosa. E tuttavia essi furono rivoluzionari: musicalmente perché col loro stile rinnovarono la canzone rock, a livello ‘ideologico' perché, volenti o nolenti, in quanto artisti, portavoci di istanze comuni agli individui del loro tempo.
C'è chi vide troppo e chi vide troppo poco nei Nirvana. I ragazzini che li guardavano da MTV, vedevano nei Nirvana il simbolo di una rivoluzione, a portata di mano, e a breve termine. Ma i Nirvana non vollero mai ribellarsi a qualcuno o a qualcosa: in fondo, "Smells like teen spirit", ben lungi dall'essere un inno ribellistico o generazionale, è un pezzo che non fa che mettere in luce le contraddizioni insite in ogni tipo di velleità rivoluzionaria. La provocazione sta già nel titolo: un contrapporsi a certe frange di pubblico, la cui spinta d'opposizione si riduceva ad un discrimine d'abbigliamento e, allo stesso tempo, una messa in discussione della stessa pretesa d'opposizione, anche in relazione ai meccanismi d'ordine storico e naturale. In questo senso, il brano è anche un atto d'accusa nei confronti della generazione precedente, quella del '68, che come scrisse Cobain: "era ad un passo dal cambiare le cose" per poi ritirarsi, inesorabilmente, sotto le spinte politiche e dei media, dimostrando la sostanziale vacuità di certe scelte legate all'adolescenza.
Analogamente, la stessa tematica è evidenziata anche in "In bloom", e in maniera più esplicita: "he's the one who likes all our pretty songs and he likes to sing alone...but he don't know what it means..". L'album contiene poi pezzi storici: "Come as you are", dal celeberrimo intro di basso, "Polly", un lieve componimento il cui spunto venne a Cobain da un pezzo di cronaca, "Territorial pissings", dalla forte attitudine punk, per concludersi con la malinconica quanto suggestiva "Something in the way". Brani leggendari che hanno fatto di "Nevermind" un classico del Rock, ma non di certo rivoluzionari, soprattutto dal punto di vista strettamente tecnico: i Nirvana non inventarono niente di nuovo, e nemmeno il grunge. Sebbene i confini tra generi musicali siano labili, nell'album convivono suggestioni musicali molto diverse tra loro, che non possono far pensare ad un genere autonomo: le radici punk si mescolano con l'hard rock, con il pop di matrice beatlesiana o il country americano: ed è per questo che non possiamo definire i Nirvana quali inventori di un nuovo genere detto ‘grunge'. Quello che io, musicalmente, definisco ‘grunge' è ben diverso dalla musica dei Nirvana. Semplicemente, i Nirvana, dalla rielaborazione di una consolidata tradizione, riuscirono a creare un suono diverso, ma non nuovo, la cui originalità stava proprio nell'innestare, su schemi diversi, diverse attitudini musicali. In questo senso, forse, crearono un nuovo genere, che sintetizzava definitivamente la canzone rock, ma che era ben diverso dal sound di Seattle. Del resto, se "Nevermind" fu rivoluzionario, questo non si deve certo all'aspetto prettamente musicale. Da questo punto di vista possiamo addirittura banalizzare l'opera cobainiana, mi sembra lecito. Tra l'altro, il vessillo della ribellione giovanile, "Smells like teen spirit", indugiava troppo su uno spartito dei Pixies. Ma non si inizia certo dai Pixies.
I gruppi rock underground dello stesso periodo, gli stessi Pixies, i Melvins, i Mudhoney, gruppi ai quali i Nirvana si ispiravano e che furono fondamentali per la formazione del loro stile, pur esercitando notevole influenza, non possiamo dire che furono rivoluzionari proprio per il loro essere legati all'underground. "Nevermind" invece, poteva rappresentare l'inizio di una concreta rivoluzione, in quanto traeva forza dalla partecipazione delle masse. Se "Nevermind" può essere considerato la celebrazione dell'insignificanza della rivoluzione, ecco che la politica democratica con cui il disco fu prodotto e distribuito, si traduce nella possibilità effettiva, da parte di ognuno, e qui stà la ‘rivoluzione', di accedere ad un mondo, ad un modo nuovo e alternativo di concepire la musica e la vita. Il fine di una rivoluzione non viene mai raggiunto. Che ci sia un '68, un '77 o, in questo caso, un 1991, davvero... non ha nessuna importanza. La natura umana è sempre lì, ferma, stabile, codificata in millenni di storia. L'unica possibile riuscita di una rivoluzione non sta tanto nel determinare svolte storiche, quanto piuttosto nel riuscire a cambiare la vita del singolo. Ed è proprio per questo che i Nirvana furono rivoluzionari.
Perché vendendosi ai media sfruttarono l'unica possibile via per fare Rock al giorno d'oggi: esercitare pur un opposizione servendosi dei mezzi stessi del sistema, essere "l'anello mancante", quello che crea una falla, da solo, ma che da solo riesce a scardinare un'intera catena. Pur essendo solamente la punta di un iceberg, la minima parte di un mondo ideale che in quegli anni stava resuscitando da qualche parte nel Nord-America, "Nevermind" aprì una strada a molti di noi, una strada che per altri versi, sarebbe stata sicuramente più ardua da rintracciare. Non si inizia certo dai Pixies!Carico i commenti... con calma