Di recensioni sui Nirvana e sul loro album simbolo "Nevermind" ce ne sono decisamente troppe. Si è già ampiamente disquisito su quanto la storica band di Seattle abbia svolto un ruolo di primissimo piano all'interno del panorama musicale dei prima anni novanta, riuscendo nell'arco di pochi anni a lascaire un segno indelebile, una eredità pesantissima con cui tutti gli artisti successivi hanno dovuto necessariamente fare i conti. La mia intenzione non è quella di scrivere l'ennesima rece nell'intento di elogiare i Nirvana e ribadire per l'ennesima volta il loro enorme valore: non c'è bisogno di riproporre la solita minestra riscaldata fatta di luoghi comuni, di frasi fatte, di cose dette e ridette per sottolineare all'infinito dei punti su cui tutti concordano.
Volevo solo fare una precisazione a mio avviso indispensabile per comprendere appieno lo sviluppo del percorso artistico della band, per poter interpretare nel migliore dei modi l'evoluzione di una produzione non facilmente inquadrabile in un ambito determinato e precisamente definibile, ma collocata per tradizione nel genere musicale che si è soliti definire grunge, una corrente che accoglie al suo interno elementi del punk, del post punk, dell'alternative rock, del pop, dell'heavy metal e della musica melodica.
L'eccezionale valore di "Nevermind" consiste proprio nel fatto che in questo lavoro i Nirvana riescono a coniugare in maniera armoniosa e originalissima tutte le influenze di cui si nutre il grunge, fondendo una miriade di influssi e di ascendenze di varia natura che si ricompongono perfettamente in un sound dallo stile particolarissimo: a ragione questo album è stato considerato la summa di tutti i valori artistici ed estetici che sono alla base della ricerca musicale di Cobain e compagni.
Con questo non intendo assolutamente svalutare gli altri album che hanno preceduto e seguito questo capolavoro. Dico soltanto che "Bleach" appare ancora troppo acerbo, sporco, grezzo, ancora troppo profondamente segnato da una impostazione di fondo decisamente orientata verso il punk; "In Utero" non riesce a a intrecciare con maestria tutte le ascendenze di divesa derivazione in un sound caratteristico e presenta pezzi scatenati e aggressivi come "Rape me" accanto a brani come "Pennyroyal tea" e "All apologies" che si potrebbero senza esitazione definire beatlesiani; "MTV Umplugghed in New York" è una riproposizione in chiave melodica di alcuni successi storici del loro repertorio svuotati però della carica e della aggressività impetuosa che li caratterizza.
Per questo credo che il vero manifesto dell'esperienza dei Nirvana debba essere considerato "Nevermind", in quanto rappresenta senza ombra di dubbio il culmine di quel tentivo di armoniosa fusione di stili e tradizioni diversi che è il fondamento base del genere grunge.
E inoltre, credo che la produzione del gruppo, proprio perchè nel resto degli album si presenta tanto variegata e composita, non si appare a noi in modo univoco e monolitico: i Nirvana non rientrano nel novero degli artisti che si amano o si odiano, senza mezzi termini e senza possibilità di fuga (questo succede solo a chi fa canzoni tutte uguali, a chi ha trovato la chiave del successo e senza la minima spinta al cambiamento e alla innovazione continua ossessivamente a riproporre la solita solfa). Si può invece apprezzare la loro capacità di attingere a tradizioni diverse, a sperimentare esperienze varie che rende la loro musica oggetto di giudizi contrastanti in base ai gusti e alle preferenze.
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