Abbiamo dovuto aspettare i capricci della vedova Cobain, le sue grane legali con i due Nirvana superstiti, prima di poter ascoltare il "da lei" chiamato "santo graal del rock": prima lo aveva promesso come ideale compendio ai diari del povero marito che già li avevano fruttato milioni di dollari poi aveva ritrattato cercando di persuadere grohl e novoselic a farlo uscire come sorta di "greatest hits" singolo che si sa commercialmente ha più appeal di un box quadruplo che ha il suo bel costo in euro, probabilmente troppo esoso per il fan medio dei nirvana giovane/disoccupato e/o studente.
Insomma, senza sbatterla per le lunghe, la signora Love non mi è mai piaciuta e credo che abbia gestito malissimo il progetto del box riducendolo a una parziale raccolta di roba che già era stata quasi tutta bootleggata e non basta la bella confezione, l'ottimo booklet e due/tre perle a toglierti di dosso la fastidiosa sensazione di essere stato preso per il culo.
Come si giustificano allora le quattro stelle? Semplicemente con la forza mostruosa delle canzoni di Kurt Cobain, il più grande autore della sua generazione oltre che icona dei contraddittori e, massì, eccitanti '90.
Il talento di Cobain in questo box set emerge a tratti confuso a causa di registrazioni ultra amatoriali come ad esempio una versione embrionale di "teen spirit", altre volte ti si sbatte in faccia in maniera disarmante (ascoltare per credere "all apologies" voce e chitarra da collasso). La track list è organizzata in maniera temporale e questo aiuta a comprendere l'evoluzione di una band che in soli sette anni ha cambiato la storia del rock: si parte dal punk dissonante e chiassoso degli inizi dove si comincia (qualità audio delle session permettendo) a intuire quanto grandi i Nirvana diventeranno. "clean up before she comes" mostra già tutte le qualità del cobain autore: grande senso armonico e una capacità di concentrare in una semplice atmosfera tutti i trucchi che rendono grande un pezzo "pop".
Tutto il box si alterna fra canzoni valide e ottimamente registrate come il trittico di cover di "Leadbelly" realizzato insieme all'amico Mark Lanegan, "Blandest" o la già conosciuta e sempre emozionante "Sappy" a registrazioni che sanno di fondo d'archivio, che nulla aggiungono alla prodigiosa storia dei Nirvana. Il dvd che integra e completa l'opera è specchio perfetto di questo enorme ossimoro che è il box: inutile e fondamentale.
All'inizio vi beccate un'ora di prove in epoca pre-bleach uguale, se non fosse che per l'appunto sono i Nirvana, a quelle del vostro amico sfigato che suona in una punk band e che si fa riprendere da voi. Da feticisti. Giusto però ricordare una "jesus don't wants me for a sunbeam" elettrica e vibrante e in chiusura i tre compari che si scambiano gli strumenti con Kurt alla batteria che si cimentano in "season in the sun", riadattamento di un brano di Brel. Ci sarebbe per concludere anche una visione più romantica del perchè è così frammentario "with the lights out": chi ha curato il box set si è preoccupato di mostrarci la vera anima dei Nirvana e di mostrarceli tout-court: lo-fi, pruriginosi, scostanti, cazzari e ancora grandiosi come nessuno lo è più stato.
Tocca a voi decidere finale e trama di un film comunque da vedere.
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