"With the lights out" era un verso di "Smells Like Teen Spirit": Jack Endino si rifiutava sempre di parlare di "grunge", lui preferiva chiamarlo "new american rock & roll". All'epoca poco me ne fregava, io lo chiamavo grunge e mi univo alle giovani voci cantando "With the lights out" a squarciagola negli sfigati party degli anni scappati via.

Ho sempre benedetto Courtney Love, Novoselic e Grohl. E' grazie all'odio profondo che questi personaggi hanno nutrito l'un dell'altro che dell'eredità nirvaniana - dopo il decesso di Cobain - non ne sia stato fatto uno scempio, come amaramente successo con altre figure di rilievo (Buckley jr.). Chi si prenderà la fetta più grossa? E se c'è da spartire, ma quanto mi dai? Si, ma chi prende di più, la moglie, la figlia o il nonno? E se prende di più il nonno, il bassista poi si incazza? Ed è avara di più la moglie, il batterista o il nonno?
E' sulla scia di domande esistenziali come queste che il tempo - 10 anni esatti - è trascorso invano, per le povere tasche del Dio Geffen. Alla fine, evidentemente, hanno convinto il nonno e trovato l'accordo. "Non pensava come una star, ma lo era" si giustifica ora Jack Endino, mente perversa dietro le quinte della più grande truffa degli ultimi anni, il box celebrativo dei Nirvana inediti, un colosso di 3 cd più dvd attraverso materiali inediti, (giuste) rarità, orridi demo, cover seppellite nei cassetti, registrazioni live di pessima qualità ("avremmo potuto renderle perfette, ma non trovavo giusto violentarle" - sempre Endino).

Uno zabaione di una sessantina di brani, aperto dalla cover live di "Heartbreaker" dei Led Zeppelin, e che si sviluppa poi attraverso versioni acustiche di brani editi ("Rape Me", "Opinion"), rivisitazioni famose ("Here She Comes Now" dei Velvet Underground, tre brani dell'amato bluesman Leadbelly), godibili b-sides (la meraviglia di "Marigold" su tutte) e la perla sporca e straordinaria di "I Hate Myself And I Want To Die", fino ad allora pogata solo da Beavis e Butthead.

Nel dvd, infine, spezzoni inediti dei Nirvana che suonano a casa di mamma Novoselic, di Kurt che suona con la faccia al muro per vincere la timidezza, di una "Seasons In The Sun" con Cobain alla batteria e pure una cover presto dimenticata di "Immigrant Song" degli Zeppelin. Tutto molto, molto triste in verità, ma la notizia più triste di tutte non è la pubblicazione di questo inutile mammuth buono solo per gli avari conti bancari Geffen; non è neanche l'avidità della signora Cobain, o della sezione ritmica, o della vergogna che si prova ad immaginare cosa proverebbe Kurt di fronte a tale sciacallaggio.
La notizia più triste è che questa allegra brigata di giocolieri, musici e pagliacci ha appena rivelato che - tutto questo - non è ancora davvero tutto. Dalle mie parti si traduce così: trovato il primo accordo, scordiamoci il passato e tarallucci e vino per tutti e il più a lungo possibile. Dalle loro parti si traduce giustappoco in soldoni.
La cara Nathalie, che mi ha prestato With The Lights Out, dice di avere speso 45 sterline. Ma siamo davvero sicuri che tutto questo continuo raschia-barile sia assolutamente indispensabile?

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