Aggressività rilasciata a piccole dosi (ma costanti) e strizzatine d'occhio alla pista da ballo (ma di un club alternativo) si ritrovano egualmente distribuite in questo terzo album dei Nitzer Ebb, duo britannico che ci ha lasciato una manciata di lavori tra la fine degli anni '80 e i primi '90.
Paladini del cosiddetto EBM, acronimo di Electronic Body Music (variante "fisica" e danzabile dell'elettronica tradizionale), Douglas McCarthy e Bon Harris sfoderano in "Showtime" una vocalità aggressiva e incalzante il primo, percussioni invasive e feroci il secondo. Il tutto condito da uno sfondo sonoro affidato ai sintetizzatori onnipresenti di entrambi.
L'essenzialità quasi asettica nella scelta delle sonorità impiegate costituisce al tempo stesso il punto di forza e il limite dei Nitzer Ebb: musica energetica, memore degli eccessi del punk e dell'industrial, è infatti quella che si ascolta in "Showtime", uscito nel 1990, ma l'uso massiccio ed esclusivo di elettronica e percussioni si traduce a lungo andare in una certa monotonia sonora. Va aggiunto a questo il fatto che Doug McCarthy non canta, cioè non intona note, piuttosto declama, il suo è un parlato che si agita sullo sfondo elettronico pur differenziandosi a seconda dell'impronta da dare ai pezzi.
Nove brani, non quindi "canzoni", per 37 minuti di musica, "Showtime" ci offre comunque momenti degni di nota: come "Lightning Man", a suo tempo inno da dance floor, o "Fun To Be Had", dalla vocalità ossessiva e martellante. Riascoltando questo lavoro si trova in embrione molta dell'evoluzione che l'elettronica avrebbe avuto negli anni a venire: un nome su tutti è quello dei Prodigy, che dai Nitzer Ebb hanno preso moltissimo.
Gruppo per forza di cose "minore", il duo ha avuto l'onore della ribalta soprattutto come band di apertura dei concerti dei Depeche Mode (loro compagni di scuderia nella Mute Records, etichetta di riferimento in quegli anni per le varie correnti stilistiche dell'elettronica, e non solo) che li hanno voluti con sé nel tour europeo di "Music for the Masses" (1987-88) e in quello americano di "Violator" (1990).
Carico i commenti... con calma