Questa è una storia a lieto fine: quella di un gruppo sull'orlo del baratro, ma che guarda in alto con la speranza di arrivare, un giorno, a bussare alle porte del paradiso. Loro si chiamano No Doubt, vengono da Anaheim, California, e sono capitanati dalla grintosa Gwen Stefani. Si fanno cinque anni di gavetta suonando dal vivo in piccoli club, ottengono un contratto discografico nel 1990 e due anni dopo escono col primo album omonimo: un flop tremendo, appena 30.000 copie vendute, che in America son bruscolini. La casa discografica prova a mollarli, tant'è che "The Beacon Street Collection", il loro secondo album, esce nel 1995 autoprodotto per l?etichetta di proprietà del gruppo, la Sea Creature Records. Anche questo un flop, ma che almeno vende il triplo del disco di esordio.

Lungi dall'essere una compilation, "The Beacon Street Collection" mette assieme registrazioni in precedenza scartate da diverse sessioni in studio: dieci brani dallo stile piuttosto vario, ascrivibili a un territorio (pop) rock in cui si avvertono venature grunge (come nel brano di apertura, "Open The Gate", o in "Snakes") e ska, lo stile che aveva segnato il loro esordio (come in "Total Hate 95", in "Squeal" e nella conclusiva "Doghouse").

Un disco interessante che si mantiene, senza eccellere, su un buon livello complessivo. Certo, gli manca il guizzo, il colpo d'ala che lo faccia diventare memorabile almeno per un episodio o due.

Come si diceva, con questo lavoro i No Doubt si sporgono pericolosamente sull?orlo del baratro: hanno già avuto due occasioni e forse non gli sarà concessa la terza. Ma hanno il merito di crederci, di non mollare. Più tardi in quello stesso 1995 esce "Tragic Kingdom", il terzo album, che sarà un successo clamoroso: otto volte disco di platino dopo l'uscita, un tour internazionale durato 27 mesi, 16 milioni di copie vendute a oggi.

Nel 1995 dunque nasce una stella: si chiama Gwen Stefani. Lei e i No Doubt sono arrivati fin là, a bussare alle porte del paradiso.

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