Ferro, cemento, ruggine e un cielo perennemente plumbeo.Questo lo sfondo della Milano odierna che ci presentano i No GuRu, invitandoci a salire sulla giostra dei divertimenti apparenti e dei problemi reali, un giro turistico crudo e spietato vissuto da sempre sulla pelle. Formazione originale composta da quattro ex-Ritmo Tribale (Scaglia alla voce, Marcheschi alla batteria, Briegel al basso e Talia alle tastiere) e accompagnata da due "disturbatori" d'eccezione, Xabier Iriondo (Afterhours) e Bruno Romani, già al sax con i Detonazione negli anni '80.

Una brevissima traccia di apertura, ironicamente ludica, apre il sipario su "Ieri è un altro giorno", pezzo che rimanda al post-punk ma che verso la conclusione ricorda curiosamente l'isterica denuncia de Il Teatro degli Orrori. Senza prendere fiato si continua con "Amore Mutuo", la consapevolezza che anche un sentimento come l'amore ormai rientra negli schemi e spesso causa quasi una sorta di dipendenza malata ("Stai lontano dalle luci blu").

Seguendo esempi già proposti da altri gruppi della metropoli, come Casino Royale e Afterhours ("Cielo", "Milano Double Standard" per i primi e "L'inutilità della puntualità" per Agnelli e Co.) anche i No GuRu scrivono un "libretto d'istruzioni" per riuscire a vivere-o sopravvivere-dando "Fuoco ai pescecani", soluzione ideale per farsi strada in una città che può farti scomparire.

Dopo la malinconica nostalgia di "Tempo", brano che ricorda la stessa infanzia lontana di "Ritorno a casa"(Afterhours), il gruppo descrive senza sconti due degli aspetti più tremendi della velocità e della frenesia di Milano, l'instabilità mentale (e la necessità di nasconderla) con '"Non si passa" e l'uso di cocaina sempre più diffuso in "Neve" ("..una spirale bianca è entrata dentro la mia testa..").

La "vecchia guardia" alza la testa con forza e decisione in "Cammino con le mani", già eletto inno del gruppo anche dal pubblico, e si continua con "Perle ai porci", strumentale che strizza l'occhio ai migliori poliziotteschi anni '70.

In "Mare Divano"c'è la necessità di costruirsi un rifugio personale per sognare e sfuggire alle paranoie, là dove rimane un briciolo di umanità tra traffico, lavoro e caselle sociali ("Lasciami pensare,il mio divano è un mare...chiudo gli occhi e il muro cade,vedo quello che non si vede...").

Infine, con "Il deserto degli Dei" e "Bassa fedeltà", la splendida e sporca voce di Scaglia, ci regala la visione disillusa di ciò che sta intorno.

Last but not least, fa capolino "Complicato", degna cover dei Killing Joke, tra rumori da incubo e scenari oscuri.

Urbani, diretti, sarcastici, singolari, accompagnati da suoni soffocanti e insistenti, sotto una pioggia metallica di manie e assuefazioni, ci offrono una cronaca dura e autentica di una Milano che fagocita desideri ed ambizioni, ricordandoci di tenere alta la guardia.

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