“Il messaggio è: non utilizzate la musica di No Neck per una fuga dai Vostri problemi quotidiani!” Dave Nuss - NNCK
E meno male che il recente NNCK * è stato stampa-propagandato quale capitolo maggiormente “convenzionale” ed essoterico fin’oggi estrapolato dal folto e non meglio identificato/finito, kollektivo Harlemense.
Al volgere degli ultimi frammenti percussivi conchiudenti “Vaticon Blue (Theme End)”, traccia completante l’imperscrutabile guazzabuglio sonico e alieno-trip preso in esame, sorge spontanea, la straclassicissima ma obbligatoria domanda: la squinternata, torcibudella Blues (?) Banda, ci é (assai probabile) o ci, tendenzialmente quanto volutamente, fà (con equipollente certezza) ?
Un ambiente acustico improbabile, talvolta inquieto, spesso nebuloso se non concretamente palustre, affatto categorizzabile e/o definito, dalle sembianze “povere” e scalcagnate, la cui attenta percezione viceversa lo rivelerà inversamente ricchissimo, spettacolosamente sfumato e dettagliato anche se episodicamente refrattario se non del tutto respingente ed inospitale (la spezzettata brano-triade raffigurante il non propriamente percepito “Qvaris-theme”), nel quale elementi moderatamente free-formi, se non completely musico-sgrammaticati e para-dislessici {eticamente Crash Worship-derivati: potenziale appiglio a entità sonore similari semi-contemporanee}, si barcamenano tra il paradossal/meditabondo e il foriero di rovinosi presagi acustici, dei quali prima or dopo s’attende la impietosa barbarica suono-calata, ma che, contrariamente alle aspettative, alla concreta analisi del compiuto percorso, mai si banalmente concretizza.
Progetto artigianale, “aperto” e decisamente a sé stante, la cui portata visionaria in senso musicale potrebbe essere collazionata su celluloide a quanto trasposto su pellicola dall’intrigante film-maker Mr. Lynch**, realizza nelle undici sconcertanti suono-creature componenti il "Qvaris"-lavoro una apparentemente incomunicativa, sbilenca, ingarbugliata talvolta inintelligibile personalissima sound-mescola al cui interno vengono introiettate e scientificamente sacrificate istanze caustico-terzomondiste (“The Caterpillar Heart”), sgocciolii aborigeno-naif/avanguardisti (“The Black Pope”, la inquietante “Dark equus”), diluizioni frammento-particellari di (parecchio) squilibrato strange-post noise-rock (“Live Your Myth In Grease”, “Boreal Gluts”).
Un'opera bene/maledetta, a seconda della soggettiva/prospettiva origliante, che (e, soggiungerei, grazie al cielo) difficilmente lascia indifferenti e/o nella peggior delle ipotesi indispettiti: puote cagionar, questo sì, salutare stordimento (a scanso d’equivoci: ero così già prima, e al naturale, sia qlaro) se non totale e disinibito cerebro-delirio; una astrusa commistione che letteralmente “costring(i)e”, a fine percorso, la ennesima, affascinata play-ripartenza, non foss’altro per tentar (sulla riuscita non garantirei) di captare quanto caliginosamente presente e non del tutto percepito.
Una cosa è certa: strane genti brancolano a Niù Iork (but, todo sommando, I like it).
* licenziato nel 2005 tramite 5RC, ammirabile costola avant della maggiormente pasciuta 'Kill Rock Stars'
** a tal proposito e per maggiore chiarezza si visioni, nel caso in qui lo si desideri, lo spiazzante incubo/clip concernente il brandello denominato “Black Pope” firmato Adam Mortimer.
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