E' bello scoprire un capolavoro quasi per caso.

E magari del tipo di bellezza che piace proprio a te, tipo cosucce acid/folk assai claudicanti con improvvisi spiragli di cielo che ti lascian secco.

E tanta ingenuità (o qualcosa che le assomiglia) e pure una o due spolveratine di magiche spezie d'oriente.

E, esagerando, persino qualcosa che ti dici: “ma questo come è possibile?”

Penso soprattutto a “Ode in delirium”, traccia otto.

E' una specie di traditional bello ritmico e bello strano, che proprio non sai da dove possa arrivare (dalle Langhe? dall'Irlanda? dalle porte del cosmo?), questo fino a che c'è la voce...

Poi, (come spiegarvelo?) arriva uno di quegli spiragli di cielo che vi dicevo, una specie di cosa da orchestrina mistica, e sottolineo il termine orchestrina (si, si lo sottolineo), perché gli intarsi di flauto e violino, oltre a essere di una bellezza quasi assurda, conservano un'aria meravigliosamente naif da luna park dell'anima...

Immaginate i componenti di "Incredible string band" e "Penguin cafè orchesta" agli ordini del re degli gnomi, oppure ai miei quando voglio fare un sogno perfetto.

Mi spiace ma non so spiegarmi meglio.

Alla fine comunque c'è il suono di un astronave che fugge e forse, forse, siam stati in un luogo senza tempo...

Una cosa da lacrime agli occhi...

E non me lo aspettavo, non me lo aspettavo proprio.

Mentre, il raga della title track, quello si potevo aspettarmelo... con quei suoni quasi liquidi e quelle magie percussive di bonghi e bonghetti, il sitar e il violino a condurre per un magico sentiero, il passo sempre più lento a sottolinear l'incanto...

Si decisamente il raga potevo aspettarmelo. Non son forse un gruppo kraut/psichedelico questi No strange?

Ma la botta, anche quella un pochetto inaspettata, arriva già all'inizio, con quel gioiellino chiamato “Opening”. Dura un minuto, ma vorresti ne durasse trenta, ed è una meravigliosa rifrangenza espansiva di favolosi accordi mistici, una specie di potente cacofonia argentata...

E anche il brano successivo è un altro di quelli che quasi non ci credi...che sembra di ascoltare un gruppettino beat di quelli senza pretese...

(e, accidenti, di pretese noi ne abbiamo, specie se il gruppo è kraut/psichedelico, specie se uno dei due leader dichiara in una intervista che i suoi album di riferimento sono “Ummagumma” e “Yeti”)...

Ma qui c'è l'ingenua grazia sorridente di una tenue, infantile folk song e ci son parole di ingenua liberazione e una voce tenero/ sgraziata sommersa da suoni squillanti...

E la freschezza di una canzoncina beat spettinata da un vento felice...

E una piccola liturgia finale fatta di niente suonata forse da un organo giocattolo...

Una cosa fantastica...e che fa star bene..sarà per questo che uno dei due leader oggi si occupa di musicoterapia.

Ci sono poi un sacco di altre cose belle, incontri tra sitar e chitarra elettrica, follie di folk selvaggio quasi alla Amon Duul, organi e tastiere ipnotiche, echi sorprendenti dell'italian beat più pioneristico.

Tra le loro influenze infatti i nostri citan nomi favolosi: Chetro, gli Astrali, i Templari, i Fantom's, le stelle di Mario Schifano, e addirittura, in ambito più mainstream, l'Equipe 84.

E certo citano anche quei nomi che potete benissimo immaginar da soli.

Comunque gran cosa l'archeologia psichedelica, che abbiam molti gioielli perduti da ritrovare, e molti, molti compiti a casa...

Compiti che per una volta svolgeremo volentieri.

I No Strange, attivi dalla metà degli ottanta ("L'universo" è del 1987) fanno ottime cose anche oggi. Ma la freschezza dei loro primi anni mi sembra inarrivabile.

Due cose ancora: una segnalazione per la splendida copertina, e un ringraziamento a Caesar 666...





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