E' un disco malsano e perverso questo di Nigel Ayers, alias Nocturnal Emissions, uno dei più audaci sperimentatori della ricca scena esoterico-industriale degli anni ottanta. "Mouth of Babes" è titolo esplicativo: sono infatti unicamente infanti che non hanno superato i diciotto mesi a costituire gli elementi che danno voce a questo grandioso lavoro. La stessa cosa si puo dire della custodia - anche se riguardante la versione limitata - che è, manco a dirlo, un pannolino.

Teneri versi e grugniti indecifrabili, processati, deturpati, violati, che diventano vagiti del demonio, strazi di dolore, urla disperate, giungendo così ad un allontanamento della purezza che si presume peculiarità di essi. Il risultato è un'opera surreale, malata, estraniante, distante dai classici lavori dell'inglese, siano essi quelli dall'impronta più industriale, o quelli diretti al suo maestoso dark-ambient, qualcosa che si avvicina, soprattutto per gli scenari che ne vengono fuori, a quanto Albin Julius fece col progetto Der Blutarch, o se vogliamo alle sperimentazioni più nere dei compaesani Zoviet France.

Come ogni grande sperimentazione che si rispetti l'aspetto cerebrale è importante, "Mouth of Babes" stimola le menti, e le immagini che vengono elaborate sono quanto mai evocative e affascinanti. Magari un mondo a noi sconosciuto, nei sotterranei della terra, un universo apparte, di rituali pagani e messe nere, popolato da questi infanti, vestiti a modo proprio come il bimbo raffigurato nella cover, intenti a chissà quali iniziazioni, giochi di potere. progetti per un futuro post-apocalittico ad essi affidato. Il linguaggio è quello dei titoli, "Eekah", "Ooarroo", "Lleeehh".. frasi solo all'apparenza indecifrabili, solo all'apparenza versi casuali di chi non ha ancora imparato a parlare, ma che in realtà celano dietro grandi verità, liturgie sacre, vertici che decidono le sorti della superficie sovrastante. Magari questi infanti rappresentano un sotto-popolo, un girone di spiriti materializzatisi sul sottosuolo: vittime di carnefici, morti prematuri, aborti, feti mai nati, ed è forse per qualche ragione del genere, per uno sviluppo interrotto e mai completo, che le loro voci sono così irreali e decomposte, paurose quasi, chissà. 

Ciò che è certo è che il lavoro di Nigel è notevole e attento al dettaglio. Fermo restando che non deve essere stato facile gestire questi tre marmocchi a prestare la voce per un disco di questo pazzo che viene dal sottosuolo musicale più scuro (certo in molti dischi targati Current 93 non è raro imbattersi in bambini che cantano inquietanti ninna nanna o che elargiscono strane sentenze, ma si tratta appunto di bambini con già il dono della parola) è monumentale il lavoro fatto in sede di collage e produzione, degno del miglior Nurse With Wound, con inoltre ricco uso di tempi irregolari (quando, raramente, appare il ritmo - quasi sempe dai toni opprimenti e marziali -) e chiaramente, più o meno il 70 % del lavoro, l'elaborazione delle voci registrate, che aldilà del mero 'elaborare' è incredibile come siano accostate, lavorate, inserite in contesti che fanno si esse risultino sempre disorientanti, pesanti e minacciose, molto più di quanto puo esserlo un'interminabile drone o il più caotico e distruttivo bombardamento industriale. Sono solo voci, nient'altro che innocue voci di infanti, ma il raggio d'azione che riescono a toccare è impressionante, reinventandosi ora come cantori della morte ora come voci dell'aldilà. 

Dopotutto, a leggere la lunga spiegazione affidata all'artwork, che approfondisce un po il tema del linguaggio e l'uso della bocca nei primi mesi di vita, quest'ultimi sono da considerare come uno strumento stesso, come lo è di fatto la voce di un soggetto X già cresciuto, e l'opera, aldilà dei risvolti esoterici e mentali, vuole dimostrare come essi possano a tutti gli effetti essere considerati una forma d'arte musicale.

Un'artista molto discontinuo, è vero, ma questo disco è assolutamente imperdibile.
 

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