Essendo uno dei gruppi più considerati e perché no famosi della scena punk internazionale, mi sarei aspettato diverse recensioni sul disco in questione e invece con mia sorpresa ne compare solo una sul sito, sto parlando dei NOFX.

Questo "Punk In Drublic" anagramma di Drunk in public, è sicuramente quello che ha portato al successo internazionale la band di Fat Mike e soci. La band californiana è maestra nel mischiare pezzi veloci a divagazioni ska sviluppate soprattutto con l'ausilio della tromba suonata da El Hefe (anche se non sempre buone).

Musicalmente parlando questo lavoro arriva a due anni di distanza dall'ultimo full lenght "White Trash Two Heebs And A Bean", sostanzialmente lo stile rimane quello, ma cambiano le divagazione sonore. Infatti se nel precedente le sonorità "collaterali" erano rappresentate da jazz e swing soprattutto qui ritorna lo ska e il reggae.

I testi come sempre riguardano temi politici e sociali spesso trattati con ironia e goliardia. Sicuramente spicca il testo di "Don't call me white" in cui il frontman invita a non giudicare le persone dal colore della pelle e a non avere pregiudizi razziali. Le canzoni, 17 in totale, si mantengono su livelli accettabili, anche se ci sono diverse cadute di stile. Ma andiamo nel dettaglio.

La partenza è lanciata e veloce con "Linoleum", mentre la successiva "Leave it alone" superiore alla prima, mette un po' di melodia al testo, stessa struttura riscontrabile anche in "The cause" una delle migliori del disco. "Dig" pezzo punk con spunti prettamente ska con tanto di tromba di El Hefe riporta alla mente "Bob" pezzo contenuto nell'album precedente. Saltiamo "Don't call me white", in quanto è sicuramente il pezzo più famoso della band che tutti conoscono, che a me non piace particolarmente però e arriviamo all‘inusuale reggaeggiante "My heart is yearning" cantata in tono lirico da Michele Grasso.

Il combo torna cattivo e picchia in "Perfect government" una cover di Mark Curry, con tanto di assolo e quella che io considero una delle più belle in assoluto della loro carriera "Dying degree". Pezzo molto sottovalutato, velocissimo nella ritmica e reso tagliente da dei riff precisi e netti di chitarra e condito da uno splendido assolo. Diciamo che mi piacerebbe vedere più spesso i NOFX su questa stessa lunghezza d'onda. Nel mezzo la trascurabile "The quass" pezzo strumentale e la canzone piena di tonalità Oi! e cori "The brews". Nella seconda parte però strano modo sono messi tutti i pezzi deboli a partire dalla anonima "Fleas" fino ad arrivare alla conclusiva canzone acustica eseguita da solo chitarre e voce dal frontman, che non aggiunge niente,  "Scavenger type".

La cosa più importante e che credo nessuno ha messo particolarmente in risalto è spesso la totale assenza di ritornelli in molte canzoni, aspetto che se da una parte può affascinare, è sicuramente un punto debole delle composizioni della band a lungo andare, ascoltare i pezzi finali per esempio. Per intenderci il sound della band, a parte i primi album che denotavano un suono più incazzereccio e duro, si è sempre distinto per la sua scanzonatezza e melodicità, fattore questo che a molti fa storcere il naso. Ma tenete conto che i NOFX nonostante la loro proposta easy, non si lasciano andare a sonorità prettamente commerciali.

Un album comunque buono, con delle ottime hits alternate a pezzi molto trascurabili e a tratti di riempimento. Non il miglior album punk dei '90 come qualcuno sentenzia, ma sicuramente uno dei migliori lavori della loro lunga discografia.

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