I NOFX arrivano al loro decimo album in studio, anticipato dall'Ep "Never Trust A Hippie". E in sostanza questo cd  non aggiunge quasi niente di nuovo. Per intenderci se avrete apprezzato le produzioni dei '90 e siete vecchi fan presterete orecchio pure a questo discreto lavoro, a chi invece non è mai piaciuto il loro sound che ormai li caratterizza da anni, vi consiglio di lasciare perdere il disco.

Il punto debole dei quattro californiani, e che purtroppo qua viene accentuato, è la costante scelta di imbottire l'album di riempitivi a sandwich tra le canzoni migliori. Se in passato si poteva chiudere un occhio ogni tanto visto che poi ti sfornavano canzoni come "Stickin in my eyes" e "Dying degree" per capirci, in questo cd l'unica cosa che viene fuori e che le canzoni sebbene siano ancorate al solito medio-core, risultano inferiori al passato a parte qualche fortunosa eccezione. Oserei dire che le canzoni (diverse delle quali non toccano i 2 minuti) sono più digeribili del passato.

C'è da dire che di carne da mettere al fuoco c'è parecchia: in primis la questione della mancata sorpresa delle nuove tracce, visto che 6 provengono dai vari 7" del Month Club precedentemente pubblicati prima dell'uscita del disco e altre due canzoni ("Seeing double at the triple rock", "The marxist brothers") erano già contenute nell'Ep precedente. E questo purtroppo sa tanto di operazione commerciale che i NOFX avrebbero potuto assolutamente evitare di fare.

Tornando alla sette note, a differenza di album come "White Trash Two Heebs And A Bean" e Punk In Drublic" in cui erano presenti spruzzi ska e parti di tromba di El Hefe, qui  si nota la quasi totale mancanza. Questo non è un  difetto, il vero problema e come i nostri hanno deciso di rimpiazzare lo spazio di solito dedicato alle sortite di natura ska-reggae, che vede adesso delle inutili canzoncine pseudo pop in stile ballad acustiche o semi acustiche e che sono una caduta di stile ("One celled creature", "Cantando en espanol").

Voi direte ma non c'è niente di buono? Calma, qualcosa di gustoso in pentola c'è sicuramente, del resto sono sempre un gruppo con un'esperienza più che ventennale.

Quali sono gli episodi migliori dell'album che lo elevano un po'? Andiamo con ordine.

"60%" apre l'opera e poi viene travolta nel testo e nella musica e la chiude pure facendo da outro. Ma le tracce migliori arrivano dopo a partire dall'episodio più riuscito del platter "Usa holes". Hardcore come dio comanda con una melodia tirata, chitarre aggressive e ritmica molto veloce. Personalmente come vorrei fosse ogni canzone dei NOFX.

Uno degli elementi che sempre mi ha fatto piacere vedere proporre dal combo sono i diversi assoli presenti nei vari componimenti. "Seeing double at the triple rock" ne è un esempio essendo una canzone con sound che fa molto punk ‘n' roll. Tra le migliori pure la veste country punk della breve "The man i killed" con il suo riff nella strofa che strizza l'occhio alla tradizione folk. Da citare pure l'azzeccato leit-motiv di "Leaving jesusland".

Le altre rimangono in disparte rispetto a quelle già citate anche se non sono così male ascoltare il pezzo acustico "Doornails". Ma il cavallo di forza dei quattro i sono da sempre stati i testi, che trattano problemi di natura sociale e le loro ironiche invettive politiche. Sempre buona l'ironia con cui Fat Mike sa trattare tematiche delicate come la pena di morte di "The man i killed", mentre critiche al governo Bush sono presenti in "Usa holes", mentre è più sobrio quello di "Doornails" che è un omaggio ai  musicisti punk morti di recente come Derrick Plourde batterista dei Bad Astronaut ed ex Lagwagon morto suicida.

In conclusione "Wolves In Wolves In Clothing" anche dopo diversi ascolti non convince nel complesso, sebbene abbia una varietà di umori non indifferente. Senza infamia e senza lode.

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