Mentre l'Italia è scossa da un album come "Terremoto" dei Litfiba, la Francia contemporaneamente vede nelle prime posizioni degli album più venduti un lavoro simile sia musicalmente che contenutisticamente, "Tostaky" dei Noir Désir. Entrambi infatti sono album intrisi di purissimo rock duro e diretto, con liriche politicizzate, in cui vengono messi in risalto i lati peggiori delle rispettive società.
I Noir Désir con questo album, il migliore e più venduto della loro carriera, abbandonano definitivamente lo status di "next big thing" per diventare uno dei più importanti gruppi rock che la Francia abbia mai avuto. Coadiuvati dietro il mixer da un certo Ted Niceley, membro dei Fugazi, il gruppo, Denis Barthe (batteria), Serge Teyssot-gay (chitarra), Frédéric Vidalenc (basso) e Bertrand Cantat (voce, chitarra) sfoderano una serie di canzoni di grande impatto, passando attraverso diversi generi e lingue, caratterizzate comunque dagli splendidi testi di Bertrand, surreali e pieni di giochi di parole, ma sempre molto poetici e mai scontati.
Ad introdurci è "Here It Comes Slowly", un brano breve e diretto, ai limiti del punk, in cui nel finale Bertrand si cimenta col suo urlo sgraziato supportato ottimamente dai suoi 3 compari. Il testo invece tratta del fascismo. In "Ici Paris", sempre molto diretta e dura e piena di begli assoli, il tema è quello della guerra, e presenta pure una citazione verso Syd Barret "a l'amour et a la vie/a Syd Barret et c'est fini". Cambio di atmosfera con "Oubliè", una ballata dissonante che racconta di una storia d'amore finita male, in cui la batteria sembra quasi un metronomo tanto è costante il suo battito ossessivo sulle pelli. Si torna su ritmi elevati con "Alice", storia di una ragazza che "a le don de la metamorphose" o "fait sa nuit dans des villes enchantees/et elle se reveille au matin sur des terres brulees"; bellissimo il crescendo musicale nel finale. Seguono 2 classici del gruppo: il primo è "One Trip/One Noise", incursione del gruppo nella world music, e la terremotante title-track, dove il gruppo alza al massimo il volume degli amplificatori e si scatena in una cavalcata di una violenza inaudita; il ritornello in questo caso è cantato in spagnolo e tratta della guerra nel continente latino-americano.
"Marléne" paga dazio a certe sonorità mitteleuropee, infatti il brano sembra una marcia militare, inpreziosita dall'armonica a bocca e da una parte del testo cantato questa volta, ovviamente, in tedesco, "Hier und immer, Da kennt man sie, Kreuz unter Kreuzen Marlene immer liebt". Il testo, anche questa volta antimilitaristico, è ispirata alla celeberrima "Lili Marleen". Rabbia pura è sprigionata da "Johnny Colére", breve ma intenso brano, ancora una volta antimilitaristico, questa volta contro le persone che decidono le guerre e i destini di migliaia di persone "johnny m'a dit, johnny m'a dit/ rejoins tes freres, rejoins tes soeurs/ bois le sang de ton ennemi". La canzone più lunga dell'album, 6 minuti, è "7 Minutes", molto debitrice del noise-rock dei Sonic Youth, visti i lunghi assoli in feedback che la caratterizzano; prestazione sopra le righe anche di Bertrand, che usa un tono molto enfatico e potente. La chitarra acustica fa la sua comparsa nella desolante ballata "Sober Song", in cui il cantante prega Dio di renderlo sobrio promettendo che " I'll drink water till I die". Ultimo assalto sonoro è "It Spurts", che trova il suo punto di forza nell'interpretazione del cantante, che questa volta ci delizia con un registro vocale cupo e carico di rabbia; rabbia che viene tirata fuori nella parte centrale, "so come on/stop/I fuck you/shut up/I'll kill you/fuck off/you always drive me crazy". Chiude "Lolite Nie en Bloc", che alterna strofe calme a feedback violenti nel ritornello.
Un album di grande valore, in grado di dare forti emozioni ad ogni ascolto, nonostante i 14 anni d'età.
VOTO = 9
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