1992: I Noir Désir escono con il loro quarto album in studio, "Tostaky".

Sonorità sporche, con testi scritti in francese, inglese e spagnolo, caratterizzano l'album, che incomincerà a far conoscere il gruppo in madrepatria.
Appena parte "Here It Comes Slowly" ci si ritrova nei padiglioni auricolari il rock del gruppo: chitarre distorte e la voce indisponente del leader capace di caricare l'ascoltatore. "Ici Paris" è un pezzo mirato più al grande pubblico, con un ritornello che si può fischiettare, pur mantenendo il suono originale.
Dopo un inizio scoppiettante si arriva ad "Oublié", canzone che inizia molto lenta e dopo un lento crescendo, si spegne nel finale, quasi a voler chiudere la prima parte del cd.
Dopo "Alice", un pezzo che non stona con il resto dell'album, ma non indimenticabile, inizia "One Trip/One Noise", pezzo storico del gruppo, in cui le sonorità risultano essere un misto di chitarre rock e world music, genere ripreso in larga scala nell'ultimo "Des visages, des figures". Ma la canzone più significativa dell'album è sicuramente "Tostaky (le continent)". Il titolo è la contrazione di "Todo està aquì". Il pezzo è incentrato su un giro di chitarra per più di cinque minuti, in cui Cantat & Co. tirano fuori tutta la rabbia dalle viscere nei confronti di tutto ciò che è sbagliato nel mondo, che coinvolge anche l'ascoltatore e lo carica al massimo fino a che... improvvisamente smettono di suonare e dopo qualche secondo di pausa parte "Marlène", un pezzo "diverso", che inizia con il basso e prende forma con il passare dei secondi.
"Johnny Colerè": il titolo esprime tutto: rabbia, rabbia e ancora rabbia racchiusa in poco più di due minuti, un canto contro la politica dell'epoca. Infatti si sa che i Noir Désir avevano sempre polemizzato molto la politica francese.
"7 minutes" è nel segno delle chitarre distorte, un lento crescendo in grado di lasciarti in trance per poi essere abbandonato e ripreso per essere portato alla "Città costruita per te":

"Welcome to the city
The city's done for you
Yell with the underdogs
Make sure they won't bite you"

e tornare ad essere solo e nessuno nel mondo.
Quando tutto torna normale, inizia "Sober Song", che racconta la storia di una persona che prega Dio perché diventi sobrio e poter bere acqua finché non morirà. In "It Spurts" si ritorna al suono classico del gruppo, pieno di carico e odio sia nel testo e nella musica.
Chiude "Lolita Nie en Bloc" è la canzone più acustica di tutto il disco, anche se nel ritornello improvvisamente c'è un'esplosione di suoni.

L'album più riuscito e più incazzato del gruppo, incapaci di ripetersi successivamente su questi livelli ma non abbassando mai la guardia, fino al crollo definitivo, avvenuto in solo mezz'ora in una camera d'albergo a Vilnius.

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