È indispensabile diventare vecchi? Non sto parlando di problemi alle giunture o di cataratta, mi riferisco ovviamente allo spirito, alla attitudine con cui uno si alza la mattina. Lo chiedo perché ho visto tre tizi canadesi che sembrano essersi dimenticati di invecchiare. Si chiamano Nomeansno ed il nome già ci dice qualcosa sul fatto che sembrano tipini decisi.
Ho un ricordo molto nitido del loro concerto di una ventina di anni fa (!) al CPA di Firenze SUD e posso dire con sicurezza che questi ragazzi sul palco non sono invecchiati. Mantengono intatto un vigore ed un furore che imbarazza la platea presente, composta perlopiù da chi come me li aveva visti in quella mitica circostanza e che oggi, inevitabilmente, ha venti anni di più.
Robert Wright entra come noi altri dall'ingresso della Flog con le mani in tasca ed il sorriso di chi ha visto troppi palchi per poter provare anche solo la minima traccia di ansia da prestazione. Solo l'aria divertita di chi è pronto a fare la cosa che gli riesce meglio: suonare il basso in un gruppo che rappresenta oramai la storia del rock ("la storia del rock indipendente americano" mi sembra riduttivo) e che miracolosamente conserva quella rabbia che ha funzionato da propulsore in tutti questi anni senza apparentemente mai esaurirsi. Non è esaurita neppure stasera e si rinnova per noi poveri vecchietti il miracolo di violenza, velocità, pesantezza, precisione, divertimento, cabaret, denuncia, ironia, distruzione e ricostruzione geometrica della canzone rock che ha fatto la cifra dei Nomeansno in tutti questi anni. Andare dietro John per osservarne basiti l'ostinata precisione con cui batte sulle pelli, godere della sincronia con cui affettuosamente i due fratelli incastrano le varie parti "isolate e distrutte" sparandole a velocità supersonica, osservare il divertimento nei loro occhi mentre Andy Kerr si finge preoccupato di sbagliare qualcosa e di non riuscire a stare dietro ai fratellini, tutto questo rimane per il sottoscritto un piacere sopraffino che riempie il cuore e commuove quasi (perlomeno a me fa questo effetto). E non siamo poi qui ad ammirare la perizia, lo sappiamo tutti, non siamo venuti a vedere Malmsteen o come diavolo si chiama, non siamo qui ad apprezzare il colpo di doppia cassa. Siamo qui per ricordare che è esistito un momento in cui la musica è esplosa e per qualche anno ci ha trascinato lungo strade imprevedibili e bellissime, imprevedibilità che personalmente a me manca tanto.
Per la cronaca solo nel finale un paio di pezzi di "Wrong", il loro apice, con Bob che si è improvvisamente innervosito non si sa bene con chi o con cosa e gli altri due che manco se lo filano e lo sostituiscono nel comunicare con il pubblico. Un pubblico composto da reduci di quel famoso concerto al CPA e qualche giovane nostalgico che prova a scatenare un pogo a cui gentilmente noi ventenni di allora ci sottraiamo imbarazzati. Questo è ciò che è cambiato. Non sono invecchiati i Nomeansno. Siamo invecchiati noi.
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