Ciò che più mi fa odiare il conservatorio della mia città e, non solo, pure l'accademia di musica moderna, è il fatto che entrambi producono musicisti idioti, altezzosamente convinti che punk e derivati siano roba da incapaci, che sia meglio ripetere all'infinito le seghe mentali degli ELP, o adoperarsi in assoli che superano la velocità del suono, piuttosto che intraprendere strade meno battute, fregandosene leggermente di dimostrare per forza di essere, non bravi, ma tecnici, che è divers_.
I NoMeansNo mi piace immaginarli come due stronzi jazzisti canadesi, ossessionati da Mingus e Krupa, che un giorno per caso si sono imbattuti nei Dead Kennedy's e si sono detti: "Cazzo! Questi rompono i culi!". Ed ecco che la tecnica si unisce alla schiettezza, a un po' di incazzatura, ma soprattutto a tanta (auto)ironia.
Questo primo lavoro, datato 1982, intriso di una demenzialità di fondo molto Zappiana, è costellato di claustrofobici brani jazzy, con attitudine vagamente hardcore ("Living is Free", "We Are Chopped", "No Rest For The Wicked"), pezzi che sfociano quasi in un, allora contemporaneissimo, industrial teutonico ("Red Devil"), e perchè no, deliri molto funky ("No Sex").
I due fratelli Wright riescono a tessere con basso e batteria, con l'ausilio, in ruolo per lo più di mero accompagnamento, di eventuali tastiere, chitarre e saxofoni, melodie che risultano essere pure accattivanti, ma soprattutto a dare vita ad una sezione ritmica che vi farà dimenare non poco posteriore, arti superiori, inferiori e magari pure la capoccia.
Non approvati dal RepartoAmena. Non sia mai che quegli scarafaggi di prolet si possano pure divertire, e poi i testi e il nome della band sono deliberatamente provocatori, non ci piacciono queste cose, siamo mica libertari, noialtri!
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