La domanda che sempre mi ha tormentato, specie di notte, è se nell'ambito puramente immaginifico del metal si potesse essere più stucchevoli e pacchiani dei Manowar. La risposta ovviamente è no, i Manowar sono i paladini inarrivabili del machismo in cui la componente sado-omofila è solo (leggermente) celata sotto l'aspetto truce e guerriero (in merito le loro copertine sono più esplicative di un trattato di psicologia). Sarete d'accordo se dico che le loro chitrarre-spadone falliche con cui assoggettano a schiave riconoscenti belle nordiche in bikini succinti stanno al metal proprio come l'interpretazione di Schwarzenegger in Conan sta all'Actor's Studio, tutti d'accordo no? Ma pensateci un attimo: non sarebbe stato forse stupendo se in Conan, proprio nel mezzo di una violenta battaglia, tra le teste mozzate, i brutali guerrieri si fossero improvvisamente e incoerentemente messi a ballare stupende coreografie su un pezzo pop anni 80? Immaginateveli ancheggiare, ammiccare e cantare tutti insanguinati, non ne avrebbe forse guadagnato l'opera? Ebbene, da oggi, e nel dirvelo non nascondo una certa commozione, abbiamo finalmente la risposta a questo nostro intimo desiderio tanto irrefrenabile quanto impronunciabile ("io sono l'amore che non osa pronunciare il proprio nome"), e questa risposta si chiama Northern Kings!  Lode a loro! Che Odino li protegga.

Non sto a farvi origine e storia del gruppo, vi basti sapere che su internet vengono definiti con una certa nota di modestia un supergruppo di cover. A noi non frega nulla di come si chiamano e di chi sono, a noi basterà immaginare un fiero manipolo di possenti vichinghi che hanno fatto music-outing, che urlano tutta la loro omosessualità musicale e che, cacciati dalle loro tribù, se ne stanno orgogliosi sulla vetta della montagna finlandese più alta, nel bel mezzo di una tempesta di neve. Eccoli lì, petto nudo, muscoli possenti, posa statuaria, il vento gelido che agita le folti chiome e che alza i gonnellini di pelle d'alce colorati di rosa. A noi frega questo.

Questi prodi e impavidi si stringono la mano, si guardano negli occhi e iniziano a cantare, impugnando chitarre e distorsioni, "I Should be so lucky" di Kylie Minogue (oh mio Dio, vi giuro che è vero) rendendosi autori di una delle cover peggio arrangiate della storia. E tutto senza tradire vergogna. I Manowar non avrebbero mai avuto tanto coraggio. Qui siamo all'apoteosi del kitch, questi epic metallari finlandesi sono eroici perché con il loro outing musicale non hanno paura di nulla e si mostrano in una così lampante inutile vistosità, in un così innocente dispendio di pailette luccicanti che non puoi non volergli bene, nonostante tutto.

Questo disco, "Rethroned", ci piace proprio perché non ha alcun senso né ragion d'essere e di esistere. Che senso avrebbe proporre in chiave epica, sinfonica e metal pezzi della sopracitata Kylie, dei Duran Duran, di Seal (!), Sinead O'Connor, A-ha, Duran Duran (wow!) e di Sinatra (!!)? Nessuno, appunto.

Ascoltandoli veniamo letteralmente inondati da un mare in piena di archi ridondanti e tastiere assordanti, una sovrapposizione continua di voci e cori che portano ad un bel fragoroso, chiassoso, rimbombante cavolo di niente. C'è una produzione così bombosa che alla fine il mal di testa è assicurato.

Questi tonanti finnici non sembrano mostrare il minimo approccio ironico (vedi Me first end gimme gimmes), ci credono davvero e attraversano il disco senza neanche provare a reinterpretare, senza mai metterci del loro. Un susseguirsi di cover che rimangono semplicemente uguali alle originali in tutto e per tutto, solo molto più "maschie" (nella concezione maschia che ad esempio era interpretata alla perfezione da Glenn Hughes, il motociclista dei Village People). Un enfasi così sfacciatamente sopra le righe da mandarti in solluchero. Bravi.

Chuck Norris a questi gli menerebbe con lo sguardo. Consigliati per una serata fetish in cui gli invitati per entrare dovranno far suonare un metaldetector. Frustini borchie a Kg e collari obbligatori. Annaffiate il tutto con tanti cocktail colorati che farete servire da un cameriere identico a Bill Kaulitzan dei Tokio Hotel rigorosamente vestito di sola parnanza rosa merlettata con annessa mucca disegnata.

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