Con il precedente capitolo discografico intitolato “Singularity” gli australiani Northlane avevano dato all’impatto emotivo quell’importanza che finora poche band del filone core erano riuscite a dare. D’altra parte loro a mio avviso con la parola metalcore hanno sempre avuto poco a che fare, cercando nella vena progressive la retta via. Oggi i Northlane li ritroviamo con “Node”, disco dalla gestazione abbastanza sofferta (vedi il dover cercare un nuovo frontman) ma che a modo suo aumenta a dismisura il carisma e lo stile di un progetto di per sé studiatissimo. Il concept del disco è rivolto alla Terra e a come l’uomo la stia pian piano portando al collasso. Ok, un tema super abusato, ma non per questo privo di significati se mossi nel modo giusto. E con un cantante molto più orientato verso tonalità melodiche era ovvio che il loro stile si mutasse, anche se leggermente. Per poter integrare un frontman come Marcus Bridge al progetto Northlane i Nostri hanno dovuto snellire non poco le composizioni, arrivando a un songwriting sì ricco di particolari ma decisamente più “snello” e d’impatto. Qualcosa che per certi versi potremmo definire rock. D’altra parte in “Node” sono proprio i testi la colonna portante e proprio per questo motivo trovo che la particolare timbrica del nuovo frontman sia quantomai azzeccata, un mix tra melodico e psichedelico che colpisce al primo ascolto. Siamo quindi di fronte a una band che ha snaturato il proprio marchio di fabbrica?! Assolutamente no, semplicemente da ottimi musicisti quali sono hanno cambiato pelle, sfruttando sempre la potenza dei loro breakdown e la capacità di risultare pesantissimi in vari frangenti, ma che al tempo stesso hanno saputo andare oltre, a mio modo di vedere superando le più rosee aspettative. A seguirli in questo nuovo viaggio mentale c’è Will Putney, produttore che ha seguito questa evoluzione sin da “Singularity” e che qui sembra essersi trovato a meraviglia dando ancor più pathos alle situazioni più rock oriented e pesantezza quando i Nostri decidono di mischiare le carte in gioco. “Node” è quindi a tutti gli effetti un disco assai interessante, che necessita più di qualche ascolto per essere apprezzato ma dalle infinite potenzialità.

Carico i commenti...  con calma