Perdere un cantante carismatico può essere un colpo di grazia per molte band e molti pensavano a dir la verità, fosse anche il caso dei Northlane dopo la dipartita del prode Adrian, frontman capace e screamer potente.

Non fu questro il caso: dopo il magnifico Singularity, un disco veramente di ottima fattura in ambito Djent/Core, i Northlane resuscitano proponendo un disco più soffuso e "leggero" (a tratti), progressivo e sopratutto, vocal oriented.

Un disco controverso e odiato dalla maggior parte della loro stessa fanbase, Node è secondo me un disco che oserei definire magico: prima lo odi, essendo totalmente differente rispetto alle loro proposte precendenti, poi al massimo ti è indifferente, poi successivamente, dopo vari ascolti, non se ne può più fare a meno.

I toni si smorzano e si abbassano, la "botta" dei precedenti dischi rimane ma non troppo, la produzione naturale e cristallina mette in risalto un gruppo che ama sperimentare, finalmente, in un genere stantio e autocelebrativo, con inserti Nu Metal e chitarre Wesborlandiane molto interessanti, clean vocals da gridare letteralmente al miracolo ed una sezione ritmica fantastica, cangiante, mai banale.

Ed è proprio la voce il vero e proprio protagonista di questo disco: sia nello scream/growl che nel clean Marcus non sbaglia un fottuto colpo, superando di gran lunga i "berci" del primissimo cantante, pur buono, ma nulla al confronto sinceramente: parlando in dettaglio delle canzoni, Soma, Animate, Node e la potentissima Rot sono alcuni dei momenti più interessanti di tutto il disco, che non scade mai nel banale e anche nei momenti meno ispirati non vira su quella banalità che questo Djenere ci ha abituato negli anni.

Lungi dall'essere un disco perfetto, Node comunque rappresenta un grande esempio di come una band possa cambiare identità in maniera non azzardata, sperimentando e cercando nuove sfumature di un sound già di per sè vincente, ma che alla lunga, avrebbe sicuramente stancato.

Consigliato.

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