"The novella reservoir" vede la luce nel 2007, e si colloca nel filone a cavallo tra Death e Doom. Line up composta da: Kuhr, Marchese, Nunez, Roberts, Djuricic, mixaggio sviluppato da Dan Swano, veterano del settore.
L'album si apre con 'rain', con basso, chitarra e batteria che serrano immediatamente il ritmo, lasciando poi le chitarre ritmiche a seguire il growling gorgogliante di Kuhr; le rime sono lente e si ripetono su alcune strofe, mentre il contenuto vuole dare un senso di annegamento, amplificato dall'artwork: aquarelli raffiguranti luoghi di perdizione.
La title track parte invece con chitarra acustica e ritmica, rime lente in cui il growling si alterna alla clean voice dal timbro metallico che cita: you're not the saviour of this world/a simple life has come to pass/you're not the answer to my faith/i'll never give you what you need. mentre il suono torna cupo.
'Drown the inland mere' sfoggia una batteria incalzante accompagnata da chitarra, che alternano il tempo con Kuhr. I testi, se possibile, s'incupiscono ulteriormente, verso se stesso, e verso gli altri. Menzione particolare spetta a 'Twilight innocence', dove variano le coordinate: chitarra acustica e clean voice in grande risalto esprimono un sentimento d'amore dimesso.
Chiusa la parentesi sentimentale 'The voice of failure' ripristina il senso di asfissia, con rime che guidano l'ascoltatore naufrago attraverso una palude cupa. Le percussioni s'intensificano in piccole serie, mentre il basso suona frenetico. L'unico ossigneno proviene da brevi passaggi clean voice. 'They were left to die' parte con semplici accordi di chitarra, distorta come sempre, e con rime esprimenti tormento e morte come conseguenza al peccato religioso. Segue 'Dominate the human strain' che perfezione il tema del peccato.
Con 'Leaving this' si riapre la parentesi sentimentale e commovente, ove tamburi e chitarra -accennata- accompagnano la voce metallica del canto trascinato descrivente una situazione di abbandono della persona amata, e susseguente timore angoscioso di subirne la mancanza.
In conclusione un album pulito -come da un diluvio- in cui gli strumenti seguono cadenze molto lente e si sovrappongono in modo ordinato. Consigliabile anche a chi voglia tentare un approccio col genere, partendo dal carattere interiore di questo, qui bene espresso.
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