Come descrivere una sensazione ? È impossibile, bisogna provarla. Per il semplice fatto che ogni emozione è al tempo stesso soggettiva e oggettiva.
Soggettiva perchè ognuno di noi reagisce in maniera differente a differenti stimoli, ed oggettiva perchè gli animi sensibili la percepiscono in maniera praticamente uguale. L'unica differenza che si trova alla base sono le diverse esperienze fatte durante la vita fino a quel momento.
Provate ad inserire nel lettore questo album, ed anche l'ultima barriera di soggettività sarà infranta: anche il cuore più arido e duro non potrà non scioglersi al sentire l'eco delle prime note della chitarra acustica sorretta da un tappeto di pioggia lieve ma incessante.
Le note si faranno più marcate quando al cessare del temporale, e successivamente arriverà la distorsione che seguirà la stessa melodia: spietata, dura, ma vera. Senza ipocrisia.
Benvenuti nella prima traccia di Arte Novecento, "Pioggia... January Tunes". Commossi dall'ascolto della prima canzone, arriviamo ad "Homecoming", un pezzo sorretto da una melodia martellante ma mai banale, dove la batteria come al solito la fa da padrone ed i brevi interventi del cantante non sono mai fuori posto. La terza traccia, "Remorse", ci toglie dalla stretta della precedente, regalandoci un intro di chitarra acustica con un leggero riverbero, che crea come un rincorrersi di note dove la voce tenta di afferrarne qualcuna, ma alla fine pare arrendersi e sfoga tutta la sua rabbia in un leggero growl che anticipa un petulante riff di chitarra distorta sorretto da un doppio pedale che non da tregua; la canzone si chiude poi con poche, malinconiche note, che ci danno la sensazione di un qualcosa di incompiuto, di abbandono.
La quarta, "Stripped", è una cover dei Depeche Mode, ed i Novembre fanno un lavoro a dir poco egregio nel riprodurre la canzone con il loro stile e le loro sonorità. Niente da dire, tutto molto bello. La quinta, "Worn Carillon", pare simile a "Homecoming" per struttura musicale, se non fosse per il maggiore impiego di voce e per un intervallo che pare suonato a mani nude dal batterista: strabiliante. La sesta, "A Memory", è forse la traccia più affascinante di tutto l'album: inizia con lo scorrere delicato di quello che pare un torrente di montagna, e dopo poco assistiamo all'arrivo di un riff di chitarra distorta che ci accompagnerà, immutato, durante tutta la canzone, e che di lì a poco andrà a sostituire lo scroscio dell'acqua. Il riff, proprio come il rumore dell'acqua, non cambierà mai, mentre tutt'intorno a lei, come fossero i suoni di un bosco di montagna, si svilupperanno le melodie di batteria, voce e basso. La, settima traccia, "Nursery Rhyme", ci catapulta nel delicato mondo dei carillon e del fantasy: ascoltare questa canzone è come ritrovarsi tra creature di struggente e superiore bellezza, circondati solo dal vento e dalle nuvole.
L'ottava, "Photograph", è uno strumentale diretto, secco, quasi acido col suo ritmo e di batteria e di un sintetizzatore che pare in perfetta sintonia con le percussioni, lasciandoci in un loop finale che sembra tendere all'infinito. "Will", la nona traccia, è forse una delle più dolci della storia del metal, se non fosse sfigurata dal finale di una batteria che non si ferma mai e ci chiede "Si, voglio te, e non smetterò finchè non mi dirai di si!".
Senza accorgersene siamo arrivati alla fine dell'album: il tempo s'era dilatato all'infinito durante l'ascolto delle nove tracce, e viene bruscamente riaccellerato da "Carnival", l'ultima canzone dell'album. Che dire? Una chiusura coi fiocchi con un pezzo memorabile: un riff distorto, con rivebero e wha wha che probabilmente entrerà nei cuori di tutti gli appassionati di metal al primo ascolto. L'alternarsi di fasi lente e martellanti poi provoca una sorta di smarrimento, come se fossimo in un labirinto dove ogni strada pare portare all'uscita ma inevitabilmente ci troviamo sempre davanti un muro invalicabile. Il finale della canzone, e l'uscita, arriva, ma a che prezzo?
Al prezzo d'aver lasciato un pezzo di cuore in quest'album che, senza esagerazioni, è un capolavoro del metal non solo italiano, ma mondiale. Superato forse solo da "Materia". Forse.
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