È inutile girarci intorno: i Novembre hanno inventato un nuovo genere Metal. Ed è ancora più inutile, nonchè patetico, denominarlo Gothic/Death/Progressive/Doom.
Il genere che fanno i Novembre dovrebbe chiamarsi Novembre Metal, perchè è uno stile unico ed inimitabile che già dal primo secondo di ascolto ti permette di riconoscerli fra mille: quella voce onirica che pare provenire da sogni obliati, quelle chitarre che gemono di dolore ad ogni plettrata... Ma andiamo con ordine.
Quest'ultima fatica dei Novembre è, senza ombra di dubbio (almeno per il sottoscritto), l'opera nella quale confluiscono tutte le caratteristiche positive dei precedenti album: la giusta dose di malinconia, il non eccessivo growl (mai comunque fine a se stesso), un perfetto alternarsi di toccanti melodie e martellanti riff, una superba ispirazione.
La prima traccia dell'album, "Verne", è a dir poco un capolavoro. La voce di Carmelo non è mai stata cosi profonda, viscerale, direi quasi palpabile. Tutta la canzone è pervasa da uno stato di trance, di vaporosa inafferrabilità. La voce sembra veramente soffrire e farci soffrire quando, con voce delirante, geme frasi a tratti incomprensibili.
La seconda, "Memoria Stoica - Vetro", inizia con un riff discreto ma tutto sommato anonimo, seguito dalla tipica esplosione di percussioni e chitarra sorretta da una voce qui ancora più onirica del solito. A metà ascolto però, proprio quando ci stavamo abituando all'andamento della canzone, ci arrivano tra capo e collo queste frasi: "E c'è come un rumor di vetro infranto e una sensazione di allegria sommaria. Noi eravamo foglie in quell'autunno strano e senza capir perchè ci siam sfiorati piano". Leggere non basta a rendere giustizia allo stordimento che si prova nel sentire la voce del cantante pronunciare queste parole: ci trascina nel suo mondo fatto di ricordi dolorosi, di un amore ormai lontanto nel tempo, un amore durato troppo poco e con troppi rimpianti.
La terza traccia, "Reason", è un ottimo pezzo all'insegna della spensieratezza, nè troppo melodico nè troppo pesante. La definirei una ballata con un leggero tocco di cattiveria. La quarta, "Aquamarine", pare suddivisa in due tronconi netti: la prima, con la voce pulita e rilassante, e la seconda, con la presenza di un growl che va in crescendo fino a raggiungere una ferocia inaudita. Rabbia allo stato puro. "Jules", la quinta traccia, è probabilmente il pezzo dove meglio tutti gli strumenti, voce compresa, convergono in un tappeto di suoni omogeneo e senza sbavature. Da non dimenticare anche l'ottimo intro di chitarra.
Addentrandoci nel cuore dell'album troviamo "Geppetto" che, insieme a "Verne" e a "Nothijngrad", costituisce la triade della perfezione. In questa sesta traccia l'inizio e la fine convergono a formare la musica di un carillon che pare strappato alla sua epoca lontana. La parte centrale, invece, è la tipica sonorità Novembre: cruda rabbia sorretta da un pesante velo di malinconia e di sogni/ricordi. La settima traccia, "Comedia", è forse quella meno riuscita dell'album (sempre a mio modesto parere). L'inizio è però memorabile: una batteria impazzita che in cinquanta secondi urla contro tutto e tutti un odio puro ed inarrestabile. La settima, "The Promise", è una cover degli Arcadia che, come accadeva per le altre cover degli altri album, viene ottimamente riproposta in chiave Novembre. L'ottava, "Materia", è la traccia che da il titolo all'album, ed è forse una delle più cupe e tetre. La voce e le chitarre distorte si susseguono rincorrendosi in un gioco di specchi dove alla fine non si riesce piu a distinguere corde artificiali da corde vocali umane.
Con "Croma", la nona traccia, assistiamo sbigottiti ad una perfetta fusione tra voce pulita e growl, tra melodia e potenza sonora. Da ascoltare e riascoltare. Ed eccoci arrivati alla fine, e che fine. "Nothijngrad" doveva essere la canzone a dare il titolo all'album ("Nothijngrad Post"), ma poi si è optato per "Materia". Forse per favorire una maggiore riconoscibilità dopo cinque anni di assenza dalle scene. Ma andiamo a descrivere questo pezzo: quest'ultima traccia unisce gli aspetti migliori di "Verne" e di "Geppetto", ossia malinconia e pesantezza sonora, ad un growl leggero ma deciso. Verso metà canzone abbiamo poi un riff di chitarra che ricorda vagamente "Unforgiven II", ma forse è solo una mia personale paranoia da appassionato di Metallica!!. Questa è probabilmente la canzone che, insieme a "Geppetto", maggiormente rispecchia le sonorità ed il modo di essere dei Novembre, nonchè una delle migliori in campo Metal.
Complimenti dunque a questo gruppo capitolino che ad ogni album non vede mai sfumare la propria ispirazione, ma è sempre in grado di stupirci con nuove invenzioni sonore e cambi di rotta, sfornando un capolavoro dopo l'altro. Speriamo solo che duri...
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