INTRODUZIONE
5 Novembre 2007, data d’uscita del nuovo disco di una di quelle band che meglio rappresenta l’Italia metal: i Novembre; “The Blue” il titolo dell’album.
Uscito dopo appena un anno dal precedente ed acclamato, tanto in patria quanto all’estero, “Materia”, il nuovo lavoro novembrino continua a mostrarci una band in perpetua evoluzione sonora che, pur proseguendo la tradizione e ripescando alcuni elementi del passato più oscuro della band, continua a sottolineare la voglia di novità all’interno della band.
Prima cosa di notare è l’entrata in pianta stabile di un bassista, rappresentato dalla figura di Luca Giovagnoli che si dimostra per tutta la durata dell’ album un ottimo acquisto, sfoggiando una prova di prim’ordine, sia dal punto di vista ritmico che melodico.
ANALISI
Come si diceva il disco pur proseguendo il discorso intrapreso nel precedente platter, si ricollega a quanto fatto in passato dalla band e ciò si nota già dal primo pezzo (scelto per altro come singolo di lancio e accompagnato dal primo video che i nostri hanno girato) ”Anaemia”, canzone aperta da un arpeggio di chitarra classica che riporta alla mente il miglior progressive rock della stagione degli anni ’70, arpeggio al quale poi si legano le chitarre elettriche, basso e batteria, sostenendo la voce di Carmelo che parte prima violenta con uno scream/growl di grande effetto, quasi dissonante rispetto alla melodia, per poi calmarsi e attestarsi su un registro pulito attraverso il quale il cantante si esprime eccellentemente mostrando un continuo miglioramento (viene quasi da sorridere se si mettono in confronto le prove di “The Blue” con il primo album ricco di ingenuità vocali).
La successiva “Triesteitaliana” continua sulla scia della precedente traccia, attestandosi su tonalità più tristi e grigie, alternando parti più tirate ad altre più riflessive (lo splendido finale ne è esempio). Lodevole il lavoro in fase compositive che mostra una band nel pieno delle forze, con un livello di songwriting davvero di prim’ordine.
Ancora una chitarra acustica ci introduce al seguente episodio “Cobalt of March”, ricco di richiami ad "Arte Novecento", secondo album della band: rispetto alle precedenti prove infatti, “Cobalt Of March” si presenta quasi scevra di scream vocals e parti musicali tirate, preferendo momenti riflessivi, quasi onirici; stesso dicasi per la seguente “Bluecracy”, quasi interamente priva di momenti tesi, se non nel finale nel quale esce tutta l’anima death dei Novembre. Il pezzo si presenta inoltre molto complesso, specie per quanto riguarda le linee ritmiche che presentano rallentamenti, accelerazioni, cambi di tempo e quant’altro.
“Architheme” è invece un poco un episodio a se: parte introdotta da una chitarra elettrica al quale si legano poi gli altri strumenti, disegnando una base melodica al limite tra il doom e il gothic rock. Le vocals ancora una volta si snodano tra parti in clean ed altre in screams, risultando convincenti ed espressive allo stesso tempo. Con i 4 minuti e 33 secondi di “Nascence” torna a far capolino nella musica novembrina la voce femminile (come nella cover di “Cloudbusting” presente sull’acclamato "Novembrine Waltz"), questa volta in un duetto pieno di emozioni con Carmelo, vero protagonista. Una canzone forse più facile rispetto al resto dell’album, ma non per questo meno gradevole, anzi.
Si torna al death con “Iridescence”, pezzo di oltre 5 minuti, durante i quali i nostri propongono il loro classico sound, ricollegandosi a quanto sentito nelle trascorse tracce. Il duo “Sound Odessy/Cantus Christi” continua sul percorso death, accentuandone i caratteri più violenti, risultando così il momento in assoluto più tetro del disco: assisteremo dunque a ritmiche serrate, riffs ossessivi, oscuri, cantato per lo più in growl (quasi sforzato, esagerato); tutto questo a fare da preludio ad uno degli episodi più tranquilli dell’album, il quasi strumentale “Zenith”, che se da un lato presenta una batteria molto rapida, dall’altra dona linee chitarristiche delicate e raffinate, che riprendono per altro il tema centrale di “Come Pierrot”, presente nel già citato "Novembrine Waltz" (con la comparsa di breve linee vocali nel finale). Splendido il break centrale con l’utilizzo del flauto, ad impreziosire maggiormente un pezzo di grande pregio (da notare che la soluzione della traccia quasi totalmente strumentale era già stata utilizzata in Novembrine Waltz con “Valentine (Almost An Instrumental)”).
Si torna al cantato con le ultime due tracce “Argentic” e “Deorbit”, atipica la prima, dotata di arpeggi dal forte gusto progressive e da ritmiche complesse (molto probabilmente la traccia che meglio rappresenta il lato tecnico della band), più di maniera la seconda, che chiude il disco così come era cominciato.
ESTETICAMENTE
Dal punto di vista estetico il disco lascia a bocca aperta, presentando un lavoro eccelso, con una copertina di grande effetto tutta di blu tinta che richiama un elemento naturale al quale i Novembre sembrano esser molto legati: quello dell’acqua (ricordo in “The Dream Of The Old Boats” o in "Come Pierrot", il mare dorato) (chiedo scusa se questo può sembrare copiato dalla recensione di truemetal, ma avevo questo pezzo pronto già da un poco di tempo e non l’avevo mandato, so che possa sembrare quanto meno curiosa la presenza di tale puntualizzazione, ma ahimè così è).
LIRICHE
In questo caso i temi trattati si spostano più sul versante personale, mantenendo il consueto lirismo tipico della “poetica” novembrina. L’utilizzo dell’italiano rispetto al precedente l-p risulta estremamente ridotto, optando per un maggiore ricorso alla lingua inglese, molto sfruttata dal gruppo.
CONCLUSIONI
Tirando le somme non si può che constatare che anche questa volta la band capitolina è riuscita nell’intento di creare un lavoro d’alta qualità, originale, fresco ed al contempo tradizionale. I Nostri continuano a creare atmosfere vellutate, intrise di dolcezza e allo stesso tempo di una tristezza malinconica che riesce a toccare il nostro più intimo IO senza risultare mai inutilmente ridondante o stucchevole.
Ottima come al solito la qualità della registrazione, professionale e cristallina, che riesce a donare ai singoli strumenti dei suoni freschi e ben distinguibili. Impossibile non consigliare l’acquisto e l’ascolto di un lavoro così maturo e raffinato a tutti, nessuno escluso.
Formazione:
Carmelo Orlando: voce, chitarra
Giuseppe Orlando: batteria
Massimiliano Pagliuso: chitarra
Luca Giovagnoli: basso
Tracklist:
1) Anaemia
2) Triesteitaliana
3) Cobalt Of March
4) Bluecracy
5) Cobalt Of March
6) Nascence
7) Iridescence
8) Sound Odessy
9) Cantus Christi
10) Zenith
11) Argentic
12) Deorbit
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