Se è vero che il rapido sviluppo tecnologico e commerciale nel settore degli strumenti musicali elettronici ha fatto degli anni '80 uno dei decenni musicalmente più eccitanti ed innovativi (per non dire rivoluzionari) è altrettanto vero che la parte più significativa di tale "rivoluzione" ha riguardato soprattutto la prima metà di quel decennio. Nel corso del lustro successivo, infatti, Il percorso evolutivo di tutte le nuove idee partorite dal variegato e colorato mondo dell'ElettroPop, della New Wave e del lato più "shred" dell'universo Pop-Rock, entrava in una sorta di saturazione, degenerando in un tecnicismo trash sempre più coatto e decadente; orge di tastiere plastificate ormai scontatissime, suoni di batteria e di drum machine effettati fino al parossismo e sbattuti senza pietà in faccia all'ascoltatore, pesanti mappazzoni di mediobassi e suoni sempre più asettici e sempre più pompati... un sound stucchevole e "ipermaterico" oggi ritenuto (per lo più a ragione) irritante e inascoltabile.
La scena musicale dei tardi anni Ottanta quindi, pur essendo stata segnata anche da un lento ritorno sulla via (non sempre desiderabile) della sobrietà, e dalla rinascita (non sempre opportuna) di un certo integralismo Rock - oltre che da tutto il pianeta ancora grezzo della rivoluzione House - sul versante Pop è stata particolarmente ostica se osservata dal punto di vista analizzato poc'anzi, proprio a causa di una produzione che alle orecchie di oggi suona spesso come robaccia trash asettica e plasticosa ...

Questo album dei Nu Shooz, al contrario, rappresenta una rara e felice eccezione, tanto più perché riesce ad essere tale senza affatto rinnegare le sonorità tipiche di quel periodo, ma cercando piuttosto di esprimerle attraverso un carattere e uno stile mai mancanti di idee, di classe, di buon gusto e di nerbo. Una felice e originale combinazione di Pop, Funk, Adult-contemporary e lussu(ri)ose atmosfere pienobaristiche di chiara derivazione Fusion, con abbondante dispiego di elettronica. Quasi uno strano connubio tra le raffinatezze eclettiche di Joe Jackson e il geniale SynthPop dei Pet Shop Boys...

Gli arrangiamenti ritmici soni basati sui classici suoni di drum-machine anni '80 (tipo LinnDrum in quasi tutti i pezzi, TR 808 in un paio), plasmati con abbondante uso di effetti (eco, delay, reverb, noise-gate, eq... ) sempre di chiara scuola anni '80, ma dispensati in maniera variegata e con rara maestria. Cassa e rullante, in particolare, cambiano moltissimo da un brano all'altro, andando da un sound di batteria un po' "sbattuto in faccia" (cassa secca e rullante grosso con un suono vagamente simile a uno scoppio), a suoni più morbidi e delicati tenuti discretamente "indietro" nel mix.
Al suono delle drum-machine si aggiunge, in diversi brani, quello di svariate percussioni acustiche (soprattutto i Bongos) abilmente suonate dagli stessi Nu Shooz.
Il suono del basso-synth, particolarmente profondo, largo e vibrante, costituisce un altro dei pezzi forti di quest'album, che pur denotando sonorità sintetiche per lo più di chiara matrice digitale wavetable-based (come voleva la moda del periodo), risulta all'ascolto tutt'altro che freddo, dimostrando come in pochi altri lavori la possibilità di far suonare alla grande e in maniera appropriata anche quella che forse è stata la più brutta e plasticosa generazione di sintetizzatori mai sfornata dall'industria...
In mezzo a tutta questa elettronica spiccano diversi strumenti acustici ed elettroacustici, come chitarra elettrica e sax, oltre a piano elettrico e organo elettrico (anche se risulta difficile stabilire quanto effettivamente questi ultimi siano "veri", oppure anch'essi sintetici o campionati... ). L'equilibrio tra le parti "programmate" (in particolare il basso-synth) e quelle "suonate" (piano ed organo elettrici e tutti gli strumenti acustici) qui raggiunge livelli di omogeneità e maestria raramente riscontrabili nell'ambito delle produzioni Pop di fine anni '80...
Tra i brani strumentali spicca la notevole "Montecarlo Nite", un intricato "dialogo" tra synth-bass, piano elettrico e organo elettrico, condito da un animato ensamble di percussioni acustiche, un brano di esplicita atmosfera "night-club", capace di anticipare certe tendenze Fusion anni '90 e di farsi perdonare dei suoni di batteria elettronica un tantino gnucchi e anonimi.
La voce di Valerie in molti brani suona leggermente sottile e un tantino "indietro" nel mix (scelta tecnica criticabile, ma riscontrabile in una risma di produzioni più o meno importanti, dagli anni '70 ad oggi...), cosa che se da un lato fa da pendant con le atmosfere discrete e raffinate dell'album, dall'altro rende leggermente meno presente la sua voce, che qui anziché assumere un ruolo di primo piano sembra voler restare un po' nascosta dietro la fitta risma di suoni e di strumenti. Cosa quasi sicuramente voluta, perché nei pezzi cantati non è la musica a fare da accompagnamento per la voce, quanto piuttosto la voce a fare da complemento alla parte strumentale, con melodie passanti e spezzate che aleggiano sul respiro magico dei ritmi e delle armonie. Valerie da questo punto di vista sa dimostrarsi pienamente all'altezza della situazione, interpretando ogni brano con presente discrezione e languida sensualità, sia nel cantato principale che nei numerosi quanto azzeccati overdubs.

Una discorso a parte spetta poi alla qualità della registrazione e del mastering, con un livello di compressione che lascia comunque spazio alla dinamica, ed un'impostazione sonora ("larga" sui bassi e con un particolare "enancing" sugli alti) dal sapore vagamente "valvolare".
Le note sul retro di copertina, come allora si usava, informano l'ascoltatore sul fatto che 《la musica di questo CD è stata originariamente registrata su macchine analogiche, e in virtú della sua alta risoluzione il CD a volte può rivelare i limiti del nastro master... 》; oggi sappiamo bene che in realtá avviene esattamente il contrario, e che spesso è proprio l'altissima definizione di un master analogico che rischia di perdersi in fase di pre-mastering, se il processo di conversione in digitale non viene eseguito in maniera più che impeccabile, eventualità, questa, tutt'altro che remota ai tempi in cui usciva questo CD...
La presenza di un "master" analogico suggerirebbe quindi un "secondo livello di lettura" per questo album, un bel remastering attraverso il quale poter gustare ancor più "da vicino" il piacere di una registrazione estremamente gradevole ed equilibrata. Ricordando, in ogni caso, che la qualità del CD originale è già ampiamente godibile, sicuramente sopra la media del periodo...

L'unica nota criticabile riguarda il secondo "bonus track" presente sul CD, cioè la versione RMX di "Should I say yes?" realizzata da Curtis Mantronik. Un Curtis Mantronik che in questa occasione si è rivelato non proprio all'altezza della sua fama, sostituendo il bellissimo sound di TR 808 che rende così piacevole la versione originale del pezzo, con una plasticosa drum-machine anonima dal sound duro e sgradevole (anche se occorre aggiungere che il nuovo arrangiamento ritmico è indubbiamente ben fatto). Una mappazza sonora, decisamente truzza e quasi totalmente priva di apertura stereo e di profondità, che "indurisce" il pezzo e lo soffoca senza aggiungere niente alla versione originale, la cui godibilità si attesta su ben altri livelli...

In conclusione, questo riuscito lavoro dei Nu Shooz denota evidenti aspirazioni "ambient", proponendosi come ideale archetipo di una musica il cui scopo è fare da sottofondo a quelle immagini e a quelle atmosfere che essa stessa riesce a evocare nella mente dell'ascoltatore. L'idea è quella di un qualche immaginario ed esclusivo locale notturno, in seno al quale il concetto di "sottofondo" non sottintende il ruolo riduttivo e nichilista di un'opera minore, quasi declassata a semplice complemento d'arredo, ma assume invece il senso gustoso e colorato di una accattivante estetica musicale. L'estetismo soft, felicemente dotato di anima e carattere, di una musica che non vuole imporsi all'attenzione di una rumorosa platea urlante, ma farsi scorgere ed apprezzare dalla mente pensierosa e un po' distratta di un pubblico sospeso tra conversazione e contemplazione, davanti a una birra o ad un cocktail. È proprio questa la soffusa scenografia che i brani di quest'album riescono a dipingere nella testa di chi li ascolta, una musica discreta, educata, delicata, che non vuole rubare la scena ma neppure rimanere in disparte, e che pur senza smanie di protagonismo sa mostrandosi capace, in alcuni brani, di "alzare la voce" con un mood decisamente forte e aggressivo.

Nu Shooz - "Told U So" (1988):

Told U So
Should I Say Yes?
Are You Lookin' For Somebody Nu
Wonder
Montecarlo Nite
Driftin'
If That's The Way That You Want It
The Truth [bonus track]
Savin' All My Time
Doin' Alright

Should I Say Yes? (The Mantronik CD Love Mix) [bonus track]

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