Quando si tratta di musica tosta e senza fronzoli, quando si ha voglia di fare casino, quando l'imperativo è dimenarsi come matti all'insegna del "good friendly violent fun" pochi gruppi possono rivaleggiare con i Nuclear Assault. Dopo la pubblicazione di "Game Over", tra un concerto e l'altro e sfornando in media un disco all'anno, questi sporchi punk-metallari trovano pure il tempo, nell'87, di registrare l'EP "The Plague", una manciata di canzoni una più cazzuta e divertente dell'altra.

Lo stile di questo minialbum è grossomodo quello dell'esordio, un thrash diretto e arrembante fortemente influenzato dall'hardcore che si colloca, insieme ai lavori di gruppi come DRI e Suicidal Tendencies (di cui Lilker e compagni erano grandi fan), sul frangente più punk del metal americano anni ottanta. Le influenze metal sono forse più presenti qui che in "Game Over" ma non per questo le canzoni perdono la loro contagiosa immediatezza, puntando tutto su impatto e velocità.

L'EP si apre con Game Over, intro strumentale in perfetto stile Nuclear Assault (cfr. Live, Suffer, Die) con il basso spigoloso di Danny Lilker in primo piano. Nightmares e Cross Of Iron propongono il solito, efficacissimo connubio tra heavy e punk aggiungendovi una stilla di oscurità in più. Ottima - come al solito - la voce squillante e roca di John Connelly, che dona parecchi punti alle canzoni in termini di energia e originalità. La title-track rappresenta il momento più riflessivo dell'album nonché quello più classicamente metal (nelle progressioni armoniche e nel chorus sono percepibili addirittura echi di Judas Priest), mentre la sfrontata irruenza hardcore viene fuori soprattutto in due tracce, Butt Fuck e Justice. Quest'ultima si basa su un riff sferzante, perfetto per il mosh pit, con un tiro in grado di far impallidire diversi gruppi odierni e un perentorio ritornello (semplicemente "In this world there's no justice") concepito per essere urlato a squarciagola insieme al pubblico. Nelle strofe fanno capolino invece sonorità più "metalliche", in particolare nel lavoro del duo Connelly-Bramante in bilico tra il classico accompagnamento in palm muting e qualche scala tra una strofa e l'altra. Butt Fuck è il pezzo più strano dell'EP, quello dove si concentra la vena goliardica e scanzonata della band; vena espressa sia nel testo ("you figure it out", recita il booklet) sia nella musica, che mescola allegramente un lento blues (!) con vorticose accelerazioni thrashcore sospinte da un Glen Evans modalità "briglia sciolta".

Giusto una manciata di canzoni, quindi, ma tutte ben strutturate e fantasiose. Si parlava sopra dello spirito goliardico e casinista dei Nuclear Assault ma, a onor del vero, non vanno dimenticati nemmeno i loro testi più "impegnati", di forte denuncia sociale. Comunque, nonostante tematiche a volte scabrose e controverse, affrontate con una buona dose di irriverenza (come dimenticare la mitica inossidabile scelleratissima Hang The Pope?), lo stile dei Nuclear Assault, soprattutto nelle prime realeases, è ancora oggi tra i più immediati e divertenti in ambito thrash. Consigliatissimo l'acquisto del CD "Game Over/The Plague" che contiene anche alcune canzoni suonate dal vivo nell'89.

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