Tra le tante band in una scena florida come quella del progressive italiano degli anni 70' i Nuova Idea furono sicuramente tra gli artisti più sottovalutati del loro tempo, però a differenza di molti loro colleghi come Museo Rosembach, Cervello, Alphataurus che ebbero l'opportunità di pubblicare soltanto un disco per poi, purtroppo sparire, fino alle recenti e doverose rivalutazioni del loro operato, i Nuova Idea prima di sciogliersi alla fine del 73' pubblicarono tre album.
L'underground italiano di quegli anni era ricco di talenti che per un motivo o per l'altro non ebbero la fortuna che meritavano, infatti ai più celebrati nomi quali Banco Del Mutuo Soccorso, Orme, Pfm si affiancavano una miriade di gruppi, alcuni dei quali eguagliavano e addirittura superavano in qualità e originalità della proposta i grandi nomi, alcuni pur non impressionando riuscivano a creare della buona musica con pochi mezzi, e altri ancora erano davvero poca cosa. La band si forma nel 70' e suona parecchie date live, pubblicando nel 71' il debutto "In The Beginning", album non troppo maturo e ancora in cerca di una linea ben precisa da seguire, l'anno seguente è la volta del più maturo "Mr. E. Jones" più convincente e progressivo del debutto e sorretto da una trama concept, la breve storia di questo gruppo è tormentata da molti cambi di formazione, ma nel '73 arriva a toccare il suo vertice artistico con il terzo ed ultimo disco della loro carriera.
"Clowns" è un disco complesso e articolato, ben suonato e originale e a differenza dei primi 2 capitoli precedenti, quasi del tutto scevro da influenze altrui, se si esclude qualche ricordo dei maestri King Crimson di "Lizard" sparso qua e là, la formazione era composta da Ricky Belloni (voce, chitarra, violino), Giorgio Usai (tastiere), Claudio Ghiglino (chitarra, voce), Enrico Casagni (basso, fiati) e Paolo Siani (batteria). Il disco vanta di una trama concept (la storia di un clown di un circo) originale e fluida, fin dall' iniziale "Clessidra" l'opera sprigiona tutto il suo fascino, tra momenti agitati e altri più calmi e meditativi, il sound è dominato dai sintetizzatori e dalla chitarra elettrica, la voce di Belloni è unica nel suo genere, vibrante, delicata e rozza allo stesso tempo, vero tratto caratterizzante del disco. Le successive "Un'Isola" e "Il Giardino Dei Sogni" continuano sulla stessa linea, malinconiche e oniriche, incastonate in avvincenti e schizofrenici cambi di tempo e di atmosfera, così come la mini-suite "Clown", meravigliosa e suggestiva nella sua complessità, l'impatto della voce di Belloni è straniante ed enfatico, il suono è ricco di arrangiamenti tastieristici, numerosi gli interventi dei fiati e dei cori, le atmosfere evocate dalla musica ricreano perfettamente le suggestioni delle liriche per tutta la durata del disco.
Il finale è affidato a "Una Vita Nuova", toccante ed intensa cavalcata progressiva in crescendo sinfonico, sempre espressiva, fremente e "difficile" la voce di Belloni, ottima la padronanza strumentale di tutta la band, in particolare il lavoro di Usai ai sintetizzatori, uno degli album più sottovalutati della scena prog italiana, ma assolutamente valido e pieno di idee e pathos, un piccolo, grande gioiello semi-dimenticato.
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