Turchia: tutto ha inizio tra le colonne doriche di un tempio d'antico splendore che conserva l'eloquenza di una potenza architettonica euclidea. Qui il professore universitario (lo stesso regista Bilge Ceylan) e la sua donna produttrice televisiva (la brava N.Krimlis) consumano simbolicamente l'eutanasia del loro amore, attuale, ma ormai privo di attrattive e di pathos...
Ambedue avvertono l'archeologia di un sentimento che è ormai decrepito e solo da far rivivere col ricordo... così come le vestigia che stan rimirando e fotografando son tracce di uno splendore, ahimè, solo immaginabile, dopo che il tempo ha consumato e sfibrato la bellezza edificata... Il mare dabbasso è testimone di una fine malcelata.. Silenzi estesi lasciano la parola a sguardi parlanti e a disagi corporei che non necessitano di verbalizzazione. All'ultima cena con amici, conscia ormai della fine imminente, mentre pubblicamente si becchettano, lei sentenzia: "La nostra infelicità gli fa bene". E fumano, fumano proprio come turchi.... Ineluttabilmente si lasciano con i mano i cocci del loro amore fragile e inconsistente. Lui rivede la sua altra donna diversa da quella appena lasciata e forse complementare.... Ma nemmeno lei riesce a soddisfare la sua fame di amore e/o a dar senso ai suoi giorni....
La sonata k 466 in fa minore di Scarlatti sottolinea location mozzafiato e silenzi fragorosi... Minareti tra le montagne anatoliche rappresentano un trionfo dell'Estetica e fan da contraltare alla depressione immanente degli umani protagonisti.... Il vuoto delle loro esistenze li fa rincontrare... Ma nulla sarà mai più come prima.. Nessuno ha potuto dimostrare finora di potersi bagnare due volte nello stesso fiume... E tra la neve che scende copiosa e silenziosa.... la fine definitiva diventa bianca consapevolezza.. Mentre la sonata di Scarlatti incorporea e algida contrappunta i bianchi fiocchi, la presa d'atto è triste, ma assoluta.. L'epifonema, per me, è un oraziano o un marziale: "NEC TECUM NEC SINE TECUM VIVERE POSSUM".... "nè con te, nè senza di te, vivere posso".. Esperienza che porta a una deflagrante divisione interiore non augurabile a nessuno... Senza catarsi d'alcun tipo e senza nessuna elaborazione del lutto si sta male parecchio...
Film intenso e di una lentezza che non si fa mai esasperante.. Sprazzi di Michelangelo Antonioni si avvertono carsici qui e là in un opera che merita di essere vissuta e vista.. Perchè questi gioielli devono essere sempre e solo film di nicchia o per maniaci da festival? Correte a vivere questa emozione! è alla vostra portata e in programmazione in questi giorni. Cercate la sala dove proiettano "IL PIACERE E L'AMORE" di N.Bilge Ceylan: una goduria per la vista, una sana ecologia per la mente e un massaggio piacevole per i sensi tutti....
Buona visione! sorrisi di lontananze ignote!! Vostro Rainer!!!
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