INTRO (stavolta indispensabile): Ho già messo in conto il fatto che molti di voi mi copriranno di critiche per aver recensito non solo gli oasis (che alla maggior parte del de-baser non piacciono) ma addirittura un loro singolo! Io stesso trovo le recensioni dei singoli inutili, tant’è che questa sarà la mia prima e ultima; ma era un dovere morale scrivere qualcosa su questa canzone, simbolo di una corrente rock che stava per dare vita a qualcosa di veramente energico e irripetibile.

Il singolo esce l’otto agosto 1994 prodotto da Mark Coyle mixato da Owen Morris e contiene ben 4 canzoni diverse in pieno stile oasis, tutte scritte da Noel.
E’ il singolo che dovrebbe lanciare la band negli States (in Europa erano già usciti Shakermaker e Supersonic) ed è il primo della band a contenere il testo della canzone all’interno. La tracklist ci presenta Live Forever anche in radio edit (con l’intro di batteria tagliato), seguita da Up In The Sky, suonata da Noel in versione acustica (molto bello lo slide continuo e la voce di Noel che in questa veste rende di più di quella del fratello). Subito dopo si passa a una delle canzoni più raccapriccianti mai scritte dai Gallagher, vale a dire Cloudburst che ci presenta l’ennesima strofa con l’immancabile rrraaaiiiiiiiinnnne inglese. Si chiude con una versione live di Supersonic che dura 5 minuti, veramente perfetta. La voce di Liam non è ancora raschiante e profonda come negli ultimi album, il timbro è acerbo e pulito (oddio sembra che sto a descrivere un vino su canale 5); l’impatto live è il solito targato oasis: un muro di suono potente, semplice da “rifare a casa” con tre accordi, ma di sicura presa per le orecchie di chi ascolta. Il riff di Live Forever credo che risulterà il più fischiato sotto la doccia in gran parte dell’Europa in quell’anno.

La foto della copertina (opera del fotografo Michael Spencer Jones) ritrae in bianco e nero la casa della zia di John Lennon (non so dirvi assolutamente quale sia stata l’utilità di tutto ciò).
Live Forever raggiunse subito la vetta dei singoli più venduti in Gran Bretagna confermando il songwriting di Noel Gallagher come il migliore in circolazione (stiamo parlando sempre del 1994/95), capace di sfornare inni generazionali (magari rubacchiando un po) che parlavano di come era frustrante essere disoccupato a Manchester o essere un drogato a Manchester o semplicemente del tempo che andava guastandosi.
Molti trovano gli oasis la band più sopravvalutata dell’ultima decade, altri li giudicano una buona rock band che ha saputo parlare come nessun altro, negli anni novanta, dei sentimenti quotidiani delle persone normali, quelle che staccano alle sette dal lavoro e vogliono andarsi a vedere la partita di Champions League al pub con gli amici. Io chiaramente mi schiero con gli ultimi.

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