Grezzo, marcio, brutale e bastardo. Si può riassumere così il primo capitolo della carriera dei floridiani Obituary, gruppo cardine di quello che fu quel magico quartetto del death (a cui ci si sarebbero successivamente aggiunti i Sepultura di "Arise"): Morbid Angel, DEATH, Deicide e Obituary, appunto.

In questo disco possiamo trovarci solo una cosa: IL death metal!!! Il death come doveva essere inteso una volta prima della venuta di un casino di sottogeneri e correnti diverse, il death puro e crudo!
Ma quello che colpì maggiormente i deathsters dell'epoca di questo esordio killer è stata la capacità degli Obituary di fornire un metal che si può definire death al 100% cercando di allontanarsi dagli schemi dei loro colleghi sopraccitati, pur fornendo un risultato eccellente.
Tempi più lenti (si fa per dire eh eh), riffs più pesanti e soprattutto la voce più marcia che il metal ci abbia mai fatto ascoltare, quella di John Tardy, il fantastico vocalist che sembra stia vomitando i demoni dell'inferno quando canta.
Come tutti i dischi di death seminale dell'epoca, la maggior influenza fu esercitata non solo dagli Slayer (e ti pareva...), soprattutto quelli di Hell Awaits, ma anche dagli anch'essi seminali Napalm Death.

Degni di nota sono anche i testi che, anche rileggendoli oggi, non cadono mai nello scontato o nel banale; gli argomenti portanti sono:
1. morte
2. morte dopo essere stati squartati
3. morte lenta e dolorosa
4. morte sanguinolenta
5. morte infernale
6. morte a causa di uno sbudellamento (da non confondere col punto 2)

Musicalmente, non penso ci sia da dire molto, penso di aver fatto abbastanza chiarezza con le prime quattro parole di questa recensione, ma comunque le song che emergono dal marciume sono indubbiamente la title-track e la complessa "Intoxicated", che con la sua struttura irregolare (per l'epoca) e complicata (sempre per l'epoca) anticipava il techno-death (e quelle che anni dopo sarebbero divenute le varie "Overactive Imagination"...)
Da notare anche la prova bassistica: probabilmente Daniel Tucker avrà avuto lo stesso insegnante di Paulo Pinto e Tom Araya.
Masterpiece del Death Metal ottantiano.
"Mai scontati, mai banali... sempre brutali" (chi indovina la citazione è un genio)

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