Gli elementi distintivi del sound degli Oceans Of Sadness sono chiaramente riconducibili a una definita cerchia di formazioni, ma non nel senso che ci si trova costretti a parlare di emuli o imitatori senz'anima, quanto piuttosto di comune appartenenza a un ceppo etnico. Un po' come voler indicare una serie di affinità, ma al contempo rivendicare una propria identità, anche perché nel caso della band belga stiamo parlando di un sestetto che ha oltre dieci anni di vita e che ha già pubblicato tre lavori estesi, quindi il tutto poggia su di un solido passato.
Volendosi esprimere per generi potremmo definire "Mirror Palace" un disco che vive dell'unione e della compenetrazione di differenti stili, siano essi prog metal, doom atmosferico, black melodico/sinfonico e death scandinavo, ma non trascurate neppure un certo appeal rock epico/psichedelico. Il che, traducendo il tutto in nomi, ci porta a parlare di Amorphis, Pain Of Salvation, Opeth, Katatonia, Dimmu Borgir, Dream Theater e Neurosis (quelli meno apocalittici), ma la presenza della cover di "Them Bones" degli Alice in Chains evidenzia pure un'altra peculiarità di cui dovete tenere conto, così come va considerata la dicotomia che caratterizza la scrittura di Oceans Of Sadness, con parti accelerate alternate a rallentamenti e sezioni sonore narrative.
Positivi.
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