I am the morning. Lasciatemi solo un momento per fare mente locale: sono le 16.50 e ho appena concluso un lisergico percorso esplorativo di circa 75 minuti, conclusosi con un ritorno al punto di partenza, cui necessariamente debbo fare riferimento, nel racconto di Effloresce, il nuovo - per molti, ma non per tutti - frutto di una Madchester sempre di più ampie vedute e lontana dagli stereotipi rock tanto cari al nemico. Loro sono gli Oceansize, una band giovane e promettente di cui, salvo poi fare la fine dei Vex Red, sentiremo ampiamente parlare nei giorni a venire.
Io sono il mattino nasce da un incrocio di 4 chitarre ben amalgamate fra loro, senza saturare troppo il sound che al contrario risulta efficacemente a fuoco, mixato in modo da mettere in risalto il tremolo di una prima chitarra, cui seguono l'intrecciarsi di 2 riff paralleli ma complementari, gli accordi di una acustica in sottofondo, e, con l'ingresso della sezione ritmica, il delay porcupiniano trasposto senza eccesso nella pianta già complessa della canzone: splendido pezzo strumentale. Gli Oceansize suonano come una band che si esercita in preziose jam sessions nella propria sala prove, alla ricerca di combinazioni innovative solo di confine con la psichedelia, senza rinunciare a sonorità tipicamente inglesi. Come descrivere altrimenti i dieci acidissimi, sonici minuti di Massive Bereavement, dove abbandonata senza rimorsi la canonica forma pop, ci si trova improvvisamente come tra gli Slint che incontrano e incrociano la chitarra di Jonny Greenwood, e un uso della voce come vero e proprio strumento aggiuntivo al combo riuscitissimo formato dagli altri membri del gruppo. Rinsed sgombra il campo dagli ultimi eventuali dubbi: siamo di fronte ad un gruppo di ragazzi che "sa di musica", tanto che tra il post rock scuola mogwai e il riverbero sulfureo di una chitarra lontana, spuntano anche reminescienze verviane - Nick McCabe doveva pur aver lasciato qualcosina di buono - che ci portano dritti verso You Wish, un altro pezzo ricco di rimandi ad altri illustri nomi, ma che mantiene, come tutto il disco, una sua personalità ben distinta e promettente. Sì perché sia che gli Oceansize decidano di proseguire il loro percorso artistico su queste inconsuete vie, sia che scelgano di avvinarsi leggermente al mainstream con intelaiature meno complesse o almeno con melodie più dirette e più facilmente memorizzabili - questo disco non è certo easy listening - scommettere su di loro oggi è come puntare sulla vittoria di un atleta africano nella finale dei 5000 metri piani. Basse quotazioni.
Edito dalla Beggars Banquet, Effloresce è stato uno dei migliori album d'esordio dell'anno 2003, e proprio in questi giorni si parla dell'uscita di un Extended Playing con materiale inedito. La prossima volta che passate in un negozio di musica fornito, chiedete di poterlo ascoltare: One Day All This Could Be Yours.
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