Clamoroso, epico, dannatamente divertente. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente quando penso a "Oddworld Abe's Oddysee", di gran lunga il videogioco che ho amato di più in tutta la mia vita, probabilmente assieme al sequel. Dotato di un eccellente comparto tecnico e, soprattutto, di un concept originale, innovativo e molto coinvolgente, questo titolo ha ottenuto ampi consensi sia dalla critica che dal pubblico, riaffermandosi l'anno successivo con il secondo capitolo, "Oddworld Abe's Exoddus", per poi concludere il suo percorso con due episodi su Xbox, che non posso commentare non avendoli giocati.
Tornando al titolo in questione, la vicenda ruota attorno al personaggio di Abe, un alieno appartenente alla razza dei Mudokon, costretti a lavorare in condizioni di schiavitù per una fabbrica di snack, i Mattatoi Ernia (Rapture Farms in lingua originale); a controllare il loro operato vi sono gli Slig, guardie dotate di fucile e gambe robotiche, che rispondono agli ordini impartitigli dal loro boss, Mullock il Glukkon.
La storia è narrata attraverso un flashback: nel filmato iniziale, infatti, Abe è già stato catturato dagli Slig, e noi, giocando, non faremo altro che ripercorrere le avventure da lui intraprese dalla sua fuga alla sua disfatta. Il nostro simpatico alieno, infatti, decide di scappare quando scopre che due specie di animali, gli Scrub e i Paramiti, materie prime per la produzione degli snack dei Mattatoi Ernia, si stanno estinguendo, e il consiglio dei Glukkon decide allora di utilizzare proprio la carne dei Mudokon, e quindi del popolo di Abe, come nuovo prodotto e risollevare quindi le sorti dell'azienda. Dovremo quindi non solo portarci in salvo, ma liberare anche i nostri compagni prima che facciano una brutta fine.
La meccanica del gameplay è quella di un classico platform 2D a schermate fisse (il fondale rimane lo stesso fino a che non si raggiunge l'estremità dello schermo, momento nel quale si passa alla videata successiva), con il nostro PG che potrà effettuare azioni come camminare, correre, saltare e rotolare, senza contare l'interazione con numerosi oggetti quali leve, carrucole e vari pannelli informativi. Ciò che colpisce il videogiocatore al primo impatto, però, rimane la veste grafica, ai tempi un qualcosa di davvero prodigioso; i fondali delle schermate sono quanto di più vicino si potesse pretendere nel lontano 1998 in fatto di fotorealismo, coinvolgendo il giocatore in scenari che spaziano dai reparti dei Mattatoi agli splendidi scenari di Paramonia e Scrabania, habitat delle due specie sopra citate.
Il gioco presenta inoltre elementi atipici per il proprio genere, nonchè varie novità molto gradite. Per cominciare, per tutta la lunghezza del gioco non avrete alcun tipo di hud su schermo: niente barre della salute, niente oggetti collezionabili, niente di niente, solo la schermata di gioco. Altro importante fattore è quello dello status di Abe: basterà poco infatti per pare fuori il nostro PG... un passo falso su una mina o su un tritacarne, un salto troppo corto o anche un solo colpo di arma da fuoco, ma a fare da contralto a questa situazione di costante pericolo vi è la totale assenza di Game Over, visto che le vite a nostra disposizione saranno infinte, col solo costo di dover ricominciare dal punto di ripristino più vicino.
Altro importantissimo fattore da prendere in considerazione è la difficoltà di gioco; questa si baserà non solo sulla varietà delle situazioni, ma sulla vostra condotta nei confronti dei vostri compagni; infatti, i 99 Mudokon presenti nelle varie aree di gioco potranno a vostra scelta essere tratti in salvo o lasciati al loro destino. Inutile dire che cercare di liberarli renderà più difficile il vostro cammino, ma renderà l'esperienza di gioco più longeva ed appagante, senza contare che il finale ne risentirà pesantemente: l'epilogo, infatti, risulterà "felice" o "triste" a seconda di quanti Mudokon avrete liberato nel corso della vostra avventura. Entrando nello specifico, salvare i vostri compagni richiederà più o meno la stessa procedura, ovviamente diversificata ogni volta da innumerevoli varianti: si cercano i Mudokon, si elimina ogni ostacolo (ove possibile) e li si conduce, attraverso un basilare ma efficace sistema di ordini, verso i portali che dovrete aprire attraverso la meditazione, alla quale spiegazione vi rimando alle prossime righe.
La difficoltà di gioco si misura inoltre in altri due fattori. Primo fra tutti i nemici presenti: gli Slig vi possono farvi fuori con un solo colpo del loro fucile, così come altri animali vi possono uccidere con un singolo attacco. In secondo luogo abbiamo gli elementi dello scenario: burroni, mine, tritacarne ed altri ostacoli vi terranno in costante allerta, rendendo il tempismo della corsa e dei salti fondamentale. In vostra unica difesa avrete però la meditazione, vero fulcro del gameplay e geniale trovata degli sviluppatori; grazie ad essa, Abe, oltre che aprire i portali per salvare gli altri Mudokon, può prendere il controllo dei propri nemici, approfittando quindi delle loro abilità per liberarsi la strada e facilitare il proprio cammino. Degne di nota alcune basilari manovre stealth, come la possibilità di camminare in punta di piedi, utile per non svegliare gli Slig dormienti o per avvicinarsi in certi punti senza attirare l'attenzione dei nemici, o di nascondersi in angoli bui semplicemente fermandosi a ridosso di essi, permettendo ad Abe di risultare praticamente invisibile all'occhio dei nemici.
Potrei dilungarmi ancora per molto per quanto riguarda vari altri aspetti secondari, ma la verità è che probabilmente finirei per scrivere una recensione ancor più prolissa e probabilmente noiosa. Mi limito a dirvi che quanto vi ho descritto è proprio l'ossatura di questo gioco, ovvero ciò che vi aspetta se deciderete di acquistare questo titolo in caso non l'abbiate giocato (a tale proposito è disponibile sullo Store di Playstation 3 la versione completa in lingua originale a 9,90€).
Che altro dire, un gioco dove l'originalità e il puro e semplice divertimento la fanno da padrone; l'unico difetto, se così si può definire, che mi sento di evidenziare è il livello di difficoltà proposto dagli sviluppatori, che potrebbe stufare il classico casual gamer, ma che in fin dei conti è proprio questo che rende titoli del genere davvero godibili e degni di essere giocati. Un capolavoro imprescindibile per i retro gamer che se lo sono lasciato sfuggire, o in generale, per qualunque appassionato di videogiochi.
Lasciatevi catturare dall'avventura di Abe, ne rimarrete soddisfatti.
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