Gli Öröm (Da non confondere con i compaesani Korai Öröm) provengono dalle terre Ungheresi, Kazincbarcika per la precisione. Si formano nel 1998, e agli albori della carriera la band è, composta da tre musicisti. Attualmente solamente uno fa ancora parte del progetto: Kalinka István, che si occupa di tutte le parti musicali.

L'album in questione "8" è datato 2006 ed è il primo Full-Lenght del gruppo dopo una serie di Demo ed Ep. Il sound proposto è molto originale ed accattivante, difficile da descrivere e racchiudere in solo genere. L'album è un viaggio all'interno delle passioni che bruciano l'animo dell'uomo, attraverso testi che parlano di Malinconia, Disperazione, Natura, Desiderio, Solitudine.. .A volte la Natura in prima persona viene inserita nei brani, con sottofondi di ruscelli d'acqua, leggere folate di vento o con un dolce cinguettio di uccelli. Tutte le liriche sono scritte nella lingua madre del gruppo e sono per questo "intraducibilil" sul momento e di difficoltosa comprensione, ma questo non è affatto un difetto, il cantante è tremendamente espressivo, la sua risulta essere una narrazione continua più che un canto vero e proprio, a flebili sussuri si susseguono leggeri growl, momenti calmi sono accompagnati da una tonalità della voce di una dolcezza ed una semplicità disarmanti, non c'è bisogno di capire cosa il vocalist stia dicendo, basta farsi guidare dall'estensione delle sue corde vocali per essere investiti da un fiume in piena di emozioni.

Le parti musicali sono eteree, dolci e malinconiche allo stesso tempo, entrano nella mente dell'ascoltatore cullandolo e rendendolo inerte davanti a tale spessore emotivo, una catarsi musicale. I tappeti sonori di una solitaria chitarra acustica (a volte sostituita da una chitarra elettrica senza la benchè minima distorsione) si intrecciano con una malinconica tastiera a tratti essenziale, in altri momenti vagamente gotica, sostenuti da dei sottili giri di basso e da una lievissima batteria che si limita a battere il tempo senza un minimo di estro e fantasia, ma è proprio questo minamalismo a rendere "angoscianti" le percussioni, che scandiscono i battiti come in una lenta ed inesorabile marcia. Insieme agli strumenti classici ogni tanto fanno capolino flauti e violini che non fanno che rendere le atmofere ancora più particolari, a volte rendendole tetre ed ansiogene, altre volte regalando dei veri e propri spiragli di luce. Non vengono disdegnati intermezzi dal sapore Folk che rispecchiano la tipica musica dell'Europa dell'Est, queste parti vengono integrate alla perfezione nell'armonia generale dei brani, vengono quasi celate al pubblico per quanto sembrino la continuzione naturale delle melodie base delle composizioni, un lavoro di intreccio musicale davvero ottimo, non una sbavatura a livello compositivo, tutto è disposto alla perfezione per ottenere gli effetti prefissati.

Le melodie sono in grado di provocare le sensazioni più disparate: Rilassamento totale, angoscia, astrazione mentale... Bisogna predisporsi emotivamente ad assaporare la musica degli Öröm, non sono certamente il tipo di gruppo da sentire in una giornata piena di sole e piena di vita. Però, forse, chissà, qualcuno riuscirebbe a vedere la speranza nella loro musica, il loro nome tradotto nella nostra lingua significa Gioia, e forse pensandoci bene questo stato etereo e di estasi nel quale manda il loro ascolto può essere facilemente accostato anche a sentimenti positivi, come ho già detto, sono tante le emozioni che si possono provare dipende tutto dalla predisposizione del soggetto. Ogni brano trasporta direttamente a quello successivo, è completamente inutile fare distinzioni ed elencare dei titoli, ogni composizione è trascendentale rispetto all'altra, non si possono separare, bisogna vivere il viaggio sino in fondo tentando di godere appieno delle emozioni che vengono donate.

Un album davvero fantastico proveniente da questa band della scena Est-Europea, sarà forse il territorio, o sarà la storia che questi popoli hanno alle spalle, ma la musica proveniente da queste terre nella parte orientale del nostro continente (come avevo già sperimentato con i Drudkh e ora con gli Öröm) regala davvero emozioni a non finire da inalare sino all'ultimo respiro, senza però disperderle più...

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