E' strano che nel panorama metalcore odierno i gruppi che riescono a fare le cose migliori sia quelli più sfacciatamente cristiani (sarebber scontato citare gli Underoath). Ed è ancora più strano che una band con un nome del genere possa segnare un solco, se ce l'hanno fata gli Zao poi...

Il platter si presenta come una sorta di concept album, nel quale viene narrata la guerra tra Dio e Lucifero, il son of the morning appunto, figlio della luce. Si parte subito a bomba con la title track, e saltano subito all'orecchio le parti vocali, che passano dallo scream al clean con disinvoltura imbarazzante, come un botta e risposta tra il Signore e Satana ("if you could se like me you'd see you haven't won anything / if you could see like me you'd see it's my grace you are breathing"). L'intensità dei testi va di pari passo con la struttura dei brani, i numerosi breakdown sono studiatissimi e sembrano fatti apposta per l'headbanging, il duo Blay-Erwin ce la mette tutta, creando intrecci straordinari, arricchiti da una robusta dose di aggressività, supportati da una sezione ritmica imponente; una produzione a dir poco perfetta fa il resto.

Ogni pezzo è diverso dal precedente; abbiamo anche una breve ballad, Reveries of Flight, devastante da metà in poi, con una sfuriata centrale che si fonde con la calma di inizio brano, e che culmina negli ultimi 20 secondi con un Dio autoritario, davvero incazzatissimo con la sua controparte.  Da segnalare la traccia finale, The Finisher, che si conclude con un breakdown potentissimo, con liriche da pelle d'oca. Una piccola pecca può essere rappresentata dalla durata del lavoro, poco più di mezz'ora, ma in fin dei conti who cares?

Dall'inevitabile raffronto con i già citati Underoath escono insospettabilmente bene; contrariamente ai colleghi di Tampa possono vantare un suono più pulito e meno caotico, con linee melodiche e strumentali più marcate, e di conseguenza una fruibilità maggiore. Anzi, se dovessi consigliare un album ad un neofita del genere Son of the Morning potrebbe essere il prescelto.

In questo 2011 povero di uscite davvero degne di nota in ambito metalcore (salvo solo The Hymn of a Broken Man dei Times of Grace) è attesa la loro riconferma, i presupposti per fare bene ci sono tutti. Sono state gettate le basi per una band che se non fa passi falsi è destinata a diventare un punto di riferimento; sul web è quasi un cult, con la loro fan page di facebook piena di foto di fan che si sono tatuati addoso il simbolo della band, il pentagramma rotto, o addirittura frasi lunghissime tratte dai brani.

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