Accadde che un giorno gli Ohio Players iniziarono con prepotenza a manifestarsi intorno di me.
Forte della mia tutto sommato mediocre conoscenza dell'opus magna di george Clinton, iniziai una sera ad accorgermi che riconoscevo gran parte dei sample della musica gangsta che mi cacciava in macchina un mio amico, adatta colonna sonora per i viaggi lungo quartieri disagio. "Ma gli Ohio Players li conosci? Dr. Dre ha usato spesso loro sample", mi disse lui. Arrivato a casa scoprii che praticamente ogni rappuso aveva usato i Players per le loro basi, da NWA, Dr. Dre, Snoop Dogg, Ice Cube, Notorius B.I.G. a De La Soul, Public Enemy, Xzibit e Carmen Electra. (Ebbene sì, Carmen Electra ha fatto un album, ma questa è per fortuna un'altra storia).

Da lì in poi iniziarono a comparirmi gli Ohio Players praticamente dappertutto. Mio fratello continuava a guardare quello stupido programma in cui lo chef Gordon macellava stupidi cucinieri yankee: venni poi a sapere che la sigla del programma era "Fire" degli OP. Guardando un pezzo del film di Beavis & Butt-Head vidi i Red Hot Chili Peppers cantare una canzone che non conoscevo: era "Love Rollercoaster" degli Ohio Players. Ascoltavo il mio amato Screaming Life/Fopp dei Soundgarden e vidi che proprio "Fopp", presente in due versioni, era una cover degli OP. Provai a digitare Ohio Players su Google e mi apparvero una serie di copertine, una più ammiccante dell'altra per album dai titoli uno più esplicito dell'altro. Avevo a questo punto il terrore che iniziassero ad apparirmi in sogno gli Ohio Players come Maometto apparve a Laurence Olivier sul film Karthoum: per esorcizzare questa ossessione iniziai ad ascoltarmeli intensivamente, noncurante degli esami di maturità in arrivo.

Ne valse la pena, in effetti: gli Ohio Players, nati già alla fine degli anni '50, iniziarono a scalare le classifiche alla fine degli anni '60 per conoscere un grande successo nei settanta suonando del gran bel funk. Funk nella sua accezione più ruffiana, commerciale, danzereccia e papponizia, ma sempre buona musica. Fire, del 1974, è uno dei loro dischi di maggior successo. L'inizio dell'album è affidato all'omonima "Fire", una delle hit del 1974, cinque settimane in top ten ed inconfondibile nel suo pesante riff di chitarra, introducendo un chiarissimo filo conduttore del fuoco che sarà ripreso in "Smoke", nella Parliamentesca "Runnin' from the Devil" e in "What the Hell", aggressiva ad ossessionante, con tutti gli strumenti che lavorano alla grande. Questa tematica del fuoco la troviamo intrecciata alle classiche ballate romantiche, come nella cinematografica "Together", nella zuccherosa "It's all Over" e nella ben riuscita "I Want to be Free", sette mielosi minuti di ballad che si dipanano tra synth, cori femminili, incisivi giri di basso e notevoli rullate di batteria.

Un buon esempio del funk anni '70 più mainstream quindi, con pezzi potenti ed incisivi e ballatone romantiche che non eccedono in romanticismo da telefilm, come invece accade in altri episodi della discografia OP, decisamente a rischio diabete. Un disco probabilmente troppo catchy per molti degli ascoltatori di oggi, ma anche un disco molto d'atmosfera. Se non l'ho ancora usato come sottofondo per i miei (rari) incontri carnali è solo perché ho paura che mi appaiano nuovamente in visione gli Ohio Players nel momento meno opportuno, con i capelli afro, le uniformi glitterate rosse e, peggio di tutto, la tizia senza capelli in tenuta sadomaso dellacopertina di Rattlesnake. Guardare l'immagine per intero per capire.

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