Voglio affrontare un mio demone in una recensione diversa dal solito.
Definisco "?" un demone perché per anni è stato una sorta di tabù impossibile da sfatare. Era quell'album e quell'artista che tutti i miei amici ascoltavano un po' per moda mentre io scoprivo ed ascoltavo Queen e Beatles.
Questo soprattutto perché è un album di un artista Rap Americano, un mondo che assolutamente non mi appartiene; non sentivo mio ciò che aveva da dire e soprattutto non sentivo mio il modo in cui lo diceva.
Oggi non dico di essermi ricreduto, posso però con la maturità e l'esperienza accumulata in questi (pochi) anni, riconoscere che ogni cosa come la vediamo abitualmente è solo la punta di un iceberg, e quello che c'è sotto non per forza è migliore di ciò che sta in superficie, però c'è.
"?" l'ho riascoltato in un momento triste e forse è questo che me l'ha fatto vedere da punti di vista diversi, perché effettivamente è un disco depresso, che però abbraccia quella pazzia sottile del crimine dei quartieri difficili Americani.
D'altronde Jahseh Dwayne Onfroy (XXXtentacion) a 6 anni ha pugnalato un uomo che stava maltrattando la madre e successivamente è stato denunciato per aggressioni, sequestri di persona e rapine.
Quindi il terreno fertile su cui ha basato la sua intera (e breve) vita, non era poi così tanto fertile.
Sicuramente la musica l'ha salvato (il che non è vero perchè è rimasto vittima di faide tra gang, ma forse sarebbe potuta andare molto peggio) come accade spesso in questi contesti, ma non aveva nient'altro da raccontarci se non un disagio, od un insieme di disagi diversi.
Il primo effetto all'ascolto del disco è straniamento... infatti più che essere rap è un'opera R&B con influenze rap ed elettroniche.
La cosa incredibile è quell'alternarsi tra delicatezza di alcune tracce e la crudezza di altre.
Potremmo considerarlo un insieme delle personalità e dei pensieri dell'artista... parla di amore, raccontando il suo punto di vista, in certi casi distorto e compulsivo e racconta la sua vita, i suoi problemi... butta fuori tutto ciò che gli passa per la testa in modo brutalmente sincero.
Mi ricorda un po me quando scrivo, butto su carta una sorta di flusso di coscienza sfogandomi, che sia per una recensione o per testi che rimarranno per sempre nelle note del mio cellulare.
C'è una cosa che mi affascina da questo punto di vista, la traccia di apertura. È un prologo, quella che a scuola chiamavamo dichiarazione d'intenti dell'artista:
"Se non hai un'apertura mentale, prima di ascoltare questo disco apri la tua mente. Se non ascolti dischi dai suoni alternativi e non hai mai provato ad allargare i tuoi orizzonti, apri la tua mente prima di ascoltare questo disco. Questo album è molto diverso, molto più versatile e molto più edificante del precedente. Ti può confortare, ma allo stesso tempo sconfortare. Con questo progetto ti sto facendo di nuovo entrare nella mia mente, ti sto mostrando la mia pazzia e la mia genialità, la mia energia".
Questa premessa è la chiave di lettura, perchè tutto ciò che ascolterete dopo avrà un senso, racconterà una storia che quadra, vi fa fare un viaggio in una vita piena di problemi dove spesso stagna una visione distorta e fragile delle cose. È un viaggio fatto di alti e bassi, un po come la vita di ognuno alla fine.
Non pensavo che l'avrei mai detto ma ho toccato con mano una fragilità, soprattutto nei brani in cui esprime punti di vista completamente diversi dai miei.
Questo anche perché gli arrangiamenti e la voce si prestano a questo tipo di emozioni, in quanto essenziali: percussioni, chitarra e voce rotta.
Consiglio di fare questo viaggio assieme a lui, alla fine anche ciò che è radicalmente distante da noi può arricchirci.
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