Se io vi dicessi Amherst, Massachusetts, così, senza riferimenti precisi vi direbbe qualcosa ? Sono sicuro che i più attenti che hanno già sbirciato, lì, sulla destra dove c’è il box che indica il genere musicale abbiano già capito. Per i curiosi aggiungo un nome e un cognome: Will Killingsworth. Ancora una volta sguardi persi nel vuoto? Soprattutto perché la recensione parla di un gruppo giovanissimo, in piedi dal 2011, di Milano. Beh, il signore sopra citato era il chitarrista di una certa band che nella East Coast underground è una leggenda e di una scena musicale ne è il pilastro: gli Orchid. E non contento lo si ritrova nella creatura Ampere. Beh, è colui che ha mixato questo EP di debutto degli Øjne “Undici/Dodici”, cinque ragazzi che sanno benissimo quali corde andare a toccare.
Cinque sono anche i brani proposti, venti minuti malinconici che scorrono forse fin troppo in fretta. La sensazione è proprio questa, quando l’arpeggio di “Ancora” fa calare il sipario e la tentazione di ricominciare dall’inizio, dai tiepidi sussurri di “Glasgow” è troppo forte, anzi pienamente giustificata. E’ l’EP giusto per questo clima autunnale, con l’atmosfera carica d’energia, ma ben racchiusa all’interno di venature melodiche che esplodono quando meno te lo aspetti, riportandoti direttamente ai Pg.99 d’annata. Idealmente i nostri riprendono quelle soluzioni intraviste pure nei La Quiete in “La Fine Non E’ La Fine”, tant’è che lo screamo è ben articolato, non solo disfacimento urlato in modo autodistruttivo. I suoni sono sì taglienti e aggressivi, ma pure cadenzati quando c’è bisogno di creare un’atmosfera di rimpianti e delusioni, degli stop’n’go continui che creano quei contrasti che fanno maledettamente screamo fine anni ’90/primi anni ’00, di cui ce ne è sempre bisogno. Distorsioni che sono un cicatrizzante per ferite aperte, per esser elusivi nei confronti di un destino crudele su uno sfondo di un’opacità sentimentale, alla ricerca di se stessi, per comprendere come restare in equilibrio in un oscillare di pensieri precari.
Gli Øjne non solo hanno preso le lezioni del passato e della vecchia scuola come dio comanda [Ammaniti vuole il © ?], ma ci aggiungono una buona dose di personalità, come dimostra “Ancora” dove lo story telling prende il sopravvento o il violento dipanarsi di “Voragine” che partendo da un assalto frontale s’allarga verso una struttura articolata e trascinante.
Insomma, potrei citare ogni singolo episodio di “Undici/Dodici” perché in ognuno di essi si trova il particolare vincente, il dettaglio che irrobustisce la proposta, un po’ come i romani Heisenberg [“Immaginarie Linee Matematiche Tra Cielo e Terra”, ascoltatelo se non l’avete ancora fatto !] usano lo screamo come base di partenza per sviluppare una matrice progressiva, qui dentro c’è un orizzonte che cambia ciclicamente all’aprirsi delle variazioni armoniose intrecciate fra riff sporchi e pattern caotici.
Sarà il grigiore di Milano di questi ultimi giorni, ma loro sì, come ho scritto fra le righe, sono proprio la colonna sonora perfetta. E sì, hanno tutte le potenzialità per diventare enormi. L’ho detto. Ci risentiamo fra un paio di anni, dai.
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