Russel Tyrone Jones è stata una delle personalità più influenti dell'hip-hop: cugino di quel geniaccio di RZA ed insieme a lui fondatore del seminale collettivo Wu-Tang Clan, mc innovativo e fuori dai canoni, personaggio sregolato e ribelle. Russel nella sua carriera si è firmato con mille soprannomi diversi di cui il principale e più famoso è Ol' Dirty Bastard.

Purtroppo questo Vecchio Sporco Bastardo si è spento improvvisamente il 13 novembre 2004 alla giovane età di trentasei anni dopo una vita d'eccessi e di abusi di ogni tipo (sono ormai quasi proverbiali i suoi trascorsi in prigione per possesso di droghe varie ed armi e le relative e rocambolesche fughe).

Osirus (The Official Mixtape) è il suo ultimo disco, pubblicato postumo nel 2005 grazie all'impegno del Principe RZA e contenente le tracce cui stava lavorando il nostro prima della sua repentina scomparsa. È un album comunque solido e ben strutturato, dall'innegabile valore artistico al quale si aggiunge anche l'importanza storica e sentimentale: Osirus è il canto del cigno di ODB, l'ultima testimonianza di un talento senza regole e senza limitazioni esattamente come il suo stile di vita.

La peculiarità di Dirty è sempre stato il suo rapping: dotato di una cadenza metrica impressionante e di una voce roca, spesso alterna il declamare delle rime a ritornelli urlati a mo' di ubriaco. Qualsiasi descrizione non rende l'idea, lo stile di ODB o si ama o si odia, certo non può lasciare indifferenti.

L'album è diviso tra tracce molto cupe ed aggressive, che starebbero alla perfezione nella colonna sonora di un thriller, e pezzi più goliardici che strizzano l'occhio ad un r'n'b di qualità. Si parte con Pop Shots che si trova perfettamente a metà strade tra le due concezioni appena esposte: un'opening-track che lascia ben sperare per il resto del lavoro. Infatti arriva subito Dirty Dirty (prodotta dal talentuoso figlio di Mick Ronson, Mark, testa di punta di un certo r'n'b patinato ma di ottima fattura: per esempio suo è il lavoro dietro al mixer per il singolone di Amy Winehouse, Rehab), stravagante e divertente, frenetica e sgraziata. Sulle stesse frequenze navigano Go Go Go, la strabiliante High In The Clouds dall'irresistibile andatura funk ed impreziosita da un'interpretazione veramente sopra le righe del nostro Sporcaccione e pure Dirty Run dall'incedere meravigliosamente swing. Tra i pezzi più tesi invece si fanno apprezzare assai Who Can Make It Happen Like Dirt? (bella oscura e pressante) e la strafottente Stand Up (con tanto di sirene della polizia in sottofondo).

Notevoli sono anche gli skits di Razhel posti tra le tracce, che non fanno altro che confermare il talento del più famoso human-beatboxer ed il rispetto che ogni artista del circuito portava per lo scomparso ODB. Forse l'album scade un poco durante l'irrisolta If Ya'll Want War (nonostante la presenza del compagno di Clan Ghostface Killah), ma subito si riscatta grazie alla lirica e soulfull Pussy Keep Calling (che pare uscita fresca da quel capolavoro che è l'esordio del Wu-Tang Clan).

Osirus non è forse un capolavoro (per quelli bisogna cercare tra le opere anni '90 del Clan e dei suoi affiliati), ma è sicuramente un'opera validissima cui si aggiunge anche il rimpianto di una vita sfumata così e di una carriera che stava risalendo su standard altissimi (non vi fossero bastate le tracce di prima, datevi un ascolto anche a Fuck Y'All) dopo qualche incertezza. Per tutte queste motivazioni non posso esimermi dall'assegnare il massimo dei voti: insieme a Russel Jones se ne sono andate anche caratteristiche forse irripetibili nel rap, la follia e l'originalità a tutti i costi...

ODB rest in peace.

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