Nata nel 1968 a Graz, Austria, Olga Neuwirth appartiene alla generazione del postmoderno, se non altro per questioni anagrafiche. Ma anche le questioni stilistiche depongono a favore di questa ipotesi, come si può verificare dall'ascolto di questo cd. Cinque brani, o meglio tre più due: tre "isole strumentali" dalla pièce di teatro musicale 'Bählamms Fest' più due brani a sé stanti, "Vampyronetheone" e "Hooloomooloo".

Pezzi scritti tra il 1995 e il 1999 da una compositrice giovane che rivela alcune predilezioni: la disposizione nello spazio delle fonti sonore e il ricorso all'elettronica. Le tre isole strumentali infatti prevedono un ensemble «posizionato centralmente nello spazio» (il che significa con il pubblico tutto attorno, nelle esecuzioni dal vivo) e l'uso di live electronics. Sono brani (15, 9, e 10 minuti la durata) con un tessuto sottostante piuttosto monocorde e grigio, una sorta di drone strumentale in cui non succede niente: ma a intervalli, per brevi durate, si innnestano fraseggi di maggior densità, piccole esplosioni materiche che rivelano le sonorità dense e taglienti degli strumenti.

Il brano di apertura del cd, "Vampyrotheone", è un lavoro più vivace e caratterizzato da una maggior complessità, ma sempre dominato da un nervoso, frammentato chiacchiericcio. Sono previsti tre solisti (clarinetto basso, sax baritono e chitarra elettrica) e un ensemble diviso in tre formazioni. 13 minuti la durata, un buon esempio della notevole ricerca timbrica della Neuwirth verso sonorità inconsuete, a volte grottesche (come suggerisce il titolo stesso del brano).

Infine "Hooloomooloo", a conclusione del cd: ancora per ensemble in tre gruppi e lettore cd (nel senso che alcuni suoni sono riprodotti da un cd player). Brio e abilità tecnica caratterizzano il pezzo in cui prevalgono timbri netti e secchi, e in cui l'amalgama strumentale ribolle di idee e invenzioni (per esempio un e-bow applicato al pianoforte allo scopo di ottenere suoni sinusoidali).

Cd consigliato per un ascolto propedeutico di Olga Neuwirth: proprio perché non contiene capolavori, può essere utilizzato come trampolino di lancio verso musiche più impegnative dell'austriaca; per esempio l'avvincente "Construction in Space" del 2000, o "Lost Highway" del 2002-03, teatro musicale tratto dal film di David Lynch (entrambi disponibili su cd Kairos).
 

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