Ci sono diverse serate in cui la voglia di uscire a farsi un giro non c'è e allora ci si accomoda sul divano, si accende la tv e si guarda la tv. Essendo io un individuo che è arrivato ad odiare la tv odierna per la pochezza dei programmi proposti e la loro stupidità, esibita diverse volte anche con vanto, ho deciso di mettere su uno dei tanti dvd ancora non visionati. La scelta è ricaduta sulla locandina di The invasion, forse invogliato dalla faccina della Kidman, o forse dal titolo, che mi era abbastanza sconosciuto.

Il pulsante play da inizio ad una vicenda che riprende il romanzo di Jack Finney "L'invasione degli ultracorpi", già soggetto cinematografico di varie altre pellicole. The invasion, diretto da Oliver Hirschbiegel (già cineasta del riuscito La caduta, film biografico su Adolf Hitler), vede come protagonisti principali Nicole Kidman, nel ruolo di una psichiatra e Daniel Craig nel ruolo di un medico. Questi due personaggi si ritroveranno a dover fronteggiare un virus portato dallo schianto dello Space Shuttle, che portò sulla terra un organismo "non terrestre". L'effetto di questo virus è totalmente diverso a ciò a cui abbiamo assistito in altri film di fantascienza: la persona contagiata rimane uguale nel corpo e nell'aspetto, ma vive in uno stato di rilassatezza apparente. L'individuo vive senza emozioni...

The invasion è uno di quei lungometraggi che teoricamente hanno dalla loro parte frecce ben incoccate: il dispiacere sta nel constatare che le stesse frecce non arrivano a bersaglio. Se infatti il film può avere diverse chiavi di lettura come l'attuamento della vita insoddisfacente che dilaga sempre di più nella società moderna, oppure può essere visto come il raggiungimento di una scienza che porta nel vivo ciò che l'uomo vuole scorpire ma non a suo discapito, le "armi" con cui tutto questo ci viene mostrato, sono armi inceppate.

Fin dall'inizio abbiamo una famiglia con marito e moglie separati e nel mezzo un figlio conteso. Partendo da questa base che ci appare come un qualcosa di stereotipato, il film prosegue con la scelta di porre i due protagonisti (in particolare la Kidman) come gli eroi che devono salvare tutto e tutti. Non si capisce però, come faccia una psichiatra qualunque a dover affrontare tutti i contagiati pur di salvare il suo figlioletto, così come appare scontato e stereotipato (di nuovo) un finale, che è scritto ancora prima di essere visto.

Tutti elementi che contribuiscono a gettare ombre su un film che tematicamente appare come interessante, ma che viene in gran parte "ammazzato" dalla scelta action ormai inevitabile nei film di questo genere.

Sarà difficile la prossima volta, rinunciare ad un bel giretto con gli amici...

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