Capita a volte che quei film che vengono definiti capolavori del cinema risultano ai miei occhi "soltanto" buoni film: Arancia meccanica, Scarface, Fargo sono pellicole che non mi hanno entusiasmato tanto da farmi gridare a opere epocali. Questa cosa è accaduta anche dopo la visione di Platoon, considerato da molti capolavoro indiscusso sulla guerra in Vietnam. Grazie a codesto film Oliver Stone si becca 4 oscar: film, regia, montaggio, sonoro. Il mio giudizio però non cambia nonostante le quattro statuine e nonostante gli innumerevoli commenti positivi sentiti in giro.
Oliver Stone, reduce da un altro film "impegnato" come Salvador, torna a cimentarsi con la guerra. Una guerra che il regista racconta dal suo punto di vista essendo egli stato per diverso tempo un soldato americano inviato in Vietnam. L'intento principale dell'americano è infatti quello di mostrare il perchè del fallimento USA in Asia. Innanzitutto, come disse lo stesso regista, gli americani pensavano molto di più ad uccidersi tra di loro invece che affrontare i nemici. Stone vuole proprio rimarcarci questo: nella prima parte indugia molto di più sulle liti interne, la sporcizia e la droga invece che soffermarsi sulla guerriglia con i viet cong.
Il regista, che ha scritto in parte anche la sceneggiatura, ci vuole mostrare la non curanza degli americani, la loro violenza verbale e fisica verso tutto e tutti. Emblematica in questo senso la sequenza del villaggio vietnamita, il luogo nel quale il regista ci mostra tutta la prepotenza e la violenza di un plotone che dovrebbe aiutare le persone in difficoltà invece che ucciderle. Per fortuna che qualcuno con la testa sulle spalle vi è ancora...
Questo mostrare continuamente le nefandezze dell'esercito lo hanno portato ad aspre polemiche con il governo americano, tanto che il film è interamente finanziato con soldi inglesi, visto il declino da parte di alcuni produttori cinematografici statunitensi a finanziare la pellicola.
Definito un film crudo, violento e per certi versi "gratuito" Platoon narra la storia di Chris interpretato da un giovanissimo Charlie Sheen, che parte volontario per il Vietnam e si troverà ad affrontare delle difficoltà che non aveva preventivato. Il suo senso di smarrimento verrà accentuato dalle divergenze tra i due sergenti del plotone: Elias (Willem Dafoe) uno degli ultimi a possedere ancora un po' di buonsenso e Bob (Tom Berenger) uomo selvaggio e dispotico.
Idee di base quindi per alcuni versi "rivoluzionarie" a voler mostrare l'indifferenza con cui gli americani hanno affrontato la guerra in Vietnam. E allora dove sta il punto debole del film di Oliver Stone? Il punto debole sta nel film stesso: troppe volte la pellicola manca di avvenimenti che facciano salire l'attenzione nello spettatore. Uno spettatore che tra dialoghi interminabili e scene notturne tirate troppo per le lunghe perde il senso stesso del film. In particolare la battaglia finale nella giungla ambientata completamente di notte perde in bellezza e spettacolarità. E così, di mattina, si capirà quello che è accaduto di notte...
Platoon è lontano anni luce da Apocalypse Now. Oliver Stone ci vuole mostrare la violenza che deriva da una guerra combattuta per lo più da giovani strappati agli USA. Rimane un film con un forte senso polemico ma che proprio per questo perde filmicamente la sua efficacia.
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