Ho visto "La Vie En Rose" di Olivier Dahan. Molto più azzeccato il titolo francese "Mome" che vuol dire bimba, ragazzetta.... e rende decisamente più l'idea. Perchè la vita di Edith fu tutt'altro che rosa. Il regista sceglie la strada della ricostruzione attraverso flash-back continui e salti temporali come tessere di un puzzle che, da ultimo, tornano al loro posto, ma che possono disorientare chi non conosce appieno la biografia di questa straordinaria cantante con sangue italiano per parte di mamma (labronica al cinquanta per cento).
Più che un film è una "Via Crucis" con tante stazioni del dolore. La Piaf visse una breve vita (1915-1963) segnata da povertà e caratterizzata da una scommessa esistenziale; lutti e sofferenze di ogni tipo le furono compagni indesiderati, ma non la fiaccarono mai. Oliver Dahan ci mostra una bella bimba nella "Ville Lumiere" di inizio secolo scorso. Figlia di saltimbanchi, venne allevata in un bordello parigino con altruistico e puro amore da donne che elargivano, a pagamento, questo sentimento fintamente e per professione. A rischio cecità per una infezione agli occhi guarisce, diciamo così, per intercessione di S.Teresa di Lisieux. Drammatico il distacco da questo mondo malsano, delle illusioni erotiche e del vizio, ma pieno di vera umanità. Un giorno il babbo la recupera e la riporta sulla strada. Lui busker "ante-litteram" fa esibir la bimba che rivela le sue doti canore in una "Marsigliese" da brividi e molto redditizia a livello di raccolta di denaro. Astanti commossi e generosi la premiano con esborsi mai visti. E la nostra "Mome" diventa una "star" delle "rue parisienne" tra assenzi e ubriacature varie.
Baudelaire, sacerdote dei paradisi artificiali, sosteneva: "Io sono la piaga e il coltello". Anche qui bellezza e ferite abbondano. Nel dopoguerra francese la sua voce inconfondibile da "arrotina di erre" risuonò per le vie dell'esistenzialismo dimorato dalle parti di Montmartre. Ma un giorno, come in tutte le favole, si materializza un pigmalione che risponde al nome di Louis Lepleè (uno splendido Depardieu) che la ascolta e la porta a cantare in suo locale di successo facendole iniziare la sua ascesa nel mondo della canzone.. E' lui a darle il nome d'arte Piaf (passero in francese). Ma il tempo dei sorrisi è breve davvero. Louis viene ammazzato e la Edith indagata. Ma è solo l'inizio di una elegia del dolore. Questo scricciolo alta solo 1.47 è perseguitata dalla sfortuna, ma non se ne lascia piegare. Il poeta Aragon sentenziò: "Quando crede di aprir le braccia, la sua ombra è quella di una croce". Forte di una voce piena di calore, di sfumature liriche e di una potenza straordinaria prosegue la sua ascesa tra alti e bassi, ma senza timore di sfide. E' sempre una forgiata dalla strada che, si sa, fortifica e rende invincibili. Questa "Mater dolorosa" perde la figlia in giovane età per una malattia fulminante; il più grande amore in un incidente aereo e lei stessa rischia la vita più di una volta. Affiorano palliativi per reggere così tanta malasorte; l'alcol e le droghe che cominciano a fiaccarla. Ma Edith diventa una "star" e si afferma, dopo un breve fallimento, anche in America dove viene acclamata e trattata da diva. Marlene Dietrich, Marlon Brando, Charlie Chaplin non mancano mai alle sue esibizioni "live". Cocteau scrive per lei. E tanti poeti affermati e imberbi si propongono per sottoporle le loro liriche da far diventare canzoni.
Amici di DeBaser questo è un bel film calamitoso e intenso sulla vita di una cantante dotata di un regalo degli Dei sotto forma di voce. Non vorrete mica perderlo? Vi commuoverà quasi fino alle lacrime e vi convincerà che la vita dei grandi "Vocati" all'arte è inesorabilmente segnata da un karma di sofferenza alta e disagio esistenziale. Quasi una legge del contrappasso. Qualcuno sostenne che "VITA BREVIS, ARS LONGA". Come provare a smentire questo assioma? La tomba di Edith al cimitero monumentale di Parigi è sempre piena di fiori freschi. Il film si chiude con la potenza vocale e la dolente sofferenza cantata del nostro usignolo transalpino; la lirica musicata che racchiude, come in una sintesi, la sua vita travagliata da nubi e bagliori: "NO! RIEN DE RIEN / NON! JE NE REGRETTE RIEN / NI LE BIEN QU'ON M'A FAIT / NI LE MAL / TOUT CA M'EST BIEN EGAL / NON! RIEN DE RIEN / NON! JE NE REGRETTE RIEN!"
Impossibile, infine, non segnalare la straordinaria prova dell'attrice Marion Cotillard... un po' più alta dell'originale, ci regala una interpretazione di una intensità, pathos e verosimiglianza uniche. Da Oscar!!!!!
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