Dentro Emil fuori Chris.
Un cambio che lascia con la tremarella alle ginocchia e il desiderio fortissimo di vedere se il simbolo del divino, ora che ha perso la sua originaria metà pulsante, saprà ancora pompare sangue a sufficienza da rimanere in vita, o se, inesorabilmente, il viaggio iniziato nel 1990 con gli Asbestosdeath, passato per gli Slepp prima, ed infine approdato agli Om, terminerà di morte naturale nel 2009 con l'uscita del primo LP nel quale il bassista/predicatore Al Cisneros dovrà cavarsela senza il solito compagno di merende (e non solo) Chris Haikus. (In realtà già nel 2008 era stato dato alle stampe "Gebel Barkal", disco singolo contenente due canzoni per otto minuti di musica, decisamente troppo poco per poter giudicare.)
"God is good" si augurano Al ed Amos.
"Dio è buono", e le sue vie sono infinite veramente a quanto pare: le vibrazioni sonore provenienti dai trentaquattro minuti di questo disco non sembrano di fatti tener conto più di tanto della sostituzione alla batteria. Come dire che un cambio di formazione non comporta necessariamente un cambio di direzione. Anzi, per quanto blasfemo possa sembrare, forse una batteria più incisiva e presente come in questo caso, dona al lavoro un alone di misticismo in più.
Le lente ed evocative preghiere di Cisneros, velate dagli psichedelici loop di basso, vengono enfatizzate dai momenti di silenzio dove solo basso, batteria e percussioni dialogano tra loro con singolare armonia.
In conclusione: i nuovi Om non ci presentano nulla di nuovo, ma ritoccano, correggono e migliorano il lavoro che il gruppo ha plasmato negli ultimi sei anni. Ci consegnano un disco che potrebbe essere un perfetto "Pilgrimage Vol. 2"; un disco che fa piccoli ma significativi passi avanti nella forma, senza alterare di una virgola la sostanza che sprigiona.
Forse (forse), il miglior disco di Cisneros.
...Dal monastero solo ombre allungate e sabbia arancione.
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