Attivi già da diversi anni, con alle spalle perfino una pubblicazione sulla potente Nuclear Blast ("Years in waste", interessante ma non ancora maturo dal punto di vista della produzione e quindi non incisivo quanto avrebbe potuto essere), gli Omnium Gatherum sono un 6 pieces proveniente dalla davvero prolifica Finlandia, dedito ad una sorta di melodic death metal particolarmente ricco di anomalie per il genere: pur non rinunciando mai alla costruzione di riff tesi, possiedono il pregio di trovare melodie davvero azzeccate e molto originali, dissonanze di derivazione chiaramente prog metal e of course grande tecnica individuale, che viene esercitata senza dover per forza di cose spingere sul pedale dell'acceleratore o dimostrarla od ogni momento, evitando così di rendere la loro musica troppo compressa.
Si perché a mio avviso la forza dei nostri è quella di costruire song facilmente assimilabili dall'ascoltatore senza dimenticare di inserire notevoli cambi di riff e aperture melodiche, ivi compresi assoli, che stupiscono per la semplicità con cui vengono effettuati senza andare a discapito della continuità e della linearità del brano stesso. Alcuni li hanno paragonati, visto il genere proposto, ai Children of Bodom, ma sinceramente non vedo come il termine possa essere vero, in quanto i prodi di Alexi Lahio sono più sferzanti e veloci, appartenendo ad un mondo più power metal oriented e direi in comune con i nostri hanno solo l'uso di aperture sinfoniche. Detto questo, se dovessi esprimere un paragone al lettore che si accinge ad ascoltare questo nuovo "Stuck here on snakes way", beh potrei dire di prendere gli stilemi del classico melodic death scandinavo del nuovo millennio e di mescolarli con un po' dell'originalità e l'imprevedibilità dei leggendari Katatonia di "Viva Emptiness".
La title track "Stuck here on snakes way" è il pezzo che apre l'album ed altro non è che una breve introduzione di chitarra acustica alla prima vera song "Into Sea", che parte subito col botto, grande riff portante (che potrebbe benissimo suonare in un qualsiasi brano dei Dream Theater), voce growl davvero ringhiosa e possente, punto debole nel precedente album. Ancora meglio la seconda "Dysnomia" ove si possono addirittura risentire echi di Fear Factory e Napalm Death senza per questo discostarsi troppo sentiero melodico impostato dal trascinante riff iniziale.
Con "A part of God" e "Undertaker" (citazione obbligatoria per la complessità e la ricerca di originalità) l'album scorre via bene con songs mai scontate e varie, mentre "Bastard-o" è davvero il pezzo più strambo, passatemi il termine, dell'intero lavoro, dove possiamo trovare partiture di hard rock venato di blues affianco a beatblast ferali, condito da un'apertura centrale prog davvero distensiva (!!!!!?????) e particolare..... Sorvolando su "The third flame", pezzo nella norma (alla Amorphis di qualche anno addietro) funestato da una lyric inespressiva, passerei a parlare di un altro pezzo forte del disco, la depressa e romantica "Just Signs", dove anche il cantatosi fa melodico e rilega il growl al solo bridge, mentre le assonanze con i Katatonia emergono prepotenti.
"Truth" (con tanto di effetto stile Hammond per le tastiere) riporta in alto la tensione,il volume e soprattutto i gain degli amplificatori, introducendo, visto la sua breve durata, "Drudgery", power song medio veloce condita da notevoli e coinvolgenti aperture melodiche che strizza l'occhio al metal più classico e ottantiano, aggiungendovi anche un delicato assolo su base quasi pop. Con la successiva "In_sane world" si ritorna sui binari abbastanza consueti del melodic death, riffs potenti, drammatici rallentamenti e quant'altro faccia parte del genere. Chiude degnamente l'album la notevole "Spiritual", dove l'anima hard rock/prog torna a manifestarsi prepotentemente mischiandosi con la carica ritmica e vocale del death nei lunghi ed emozionanti sei minuti di durata del brano.
In chiusura cos'altro si può dire su "Stuck here on snakes way" ? Lo ritengo decisamente un album godibile anche e soprattutto per chi è meno avvezzo a certe sonorità estreme (salvo mettersi il cuore in pace per un cantato assai rauco) e penso che sia finalmente arrivata la maturità artistica per un gruppo che di gavetta ne ha fatta e di qualità ne possiede, ma che ha anche mancato il bersaglio grosso con le precedenti due uscite, non riuscendo a farsi largo nella marea di pubblicazioni discografiche che il genere in questione può vantare.
Carico i commenti... con calma