Che gli Oneida non abbiano mai sbagliato un colpo è una affermazione esagerata, ma non si può certo negare che abbiano saputo (pure rinnovandosi e sperimentando nel tempo) come poche altre band negli ultimi vent'anni, "marcare il terreno" e affermarsi con un proprio sound riconoscibile e che in qualche maniera ha anche fatto scuola. Nel loro caso diciamo che essere esponenti di punta di una certa controcultura newyorkese e il legame a una estetica indie non ha costituito un limite, ma una maniera per reinterpretrare sonorità psichedeliche derivative da influenze kraut (come non menzionare i Can...) in chiave moderna e facilmente accessibile e questo è un grande merito.

Fatta questa premessa, dico che ho avuto un approccio a questo disco particolarmente rilassato: sinceramente non mi aspettavo che tirassero fuori il tipico coniglio bianco dal cilindro e tra alti e bassi "Romance" (Joyful Noise Recordings) conferma appieno le mie aspettative. Voglio dire che non si tratta di un disco brutto (per quanto non sia destinato a essere uno dei momenti migliori all'interno della loro discografia): la qualità dei suoni è generalmente molto buona e ci sono un sacco di spunti interessanti come i tipici trip psichedelici ossessivi di "Bad Habit" oppure "Reputation", il groove dub dei dieci minuti di "Lay of the Land" dove si passa da dimensioni "Oxygène" attraverso il sistema percussivo tipicamente kraut e a tale proposito è impossibile non menzionare anche un pezzo come "Good Cheer" dove Kid Millions (secondo me uno dei batteristi migliori in circolazione) offre sicuramente il meglio di se stesso.

Il problema principale sta tuttavia nella mancanza di unitarietà di "intenti". Dopo la "diaspora" dagli storici Ocropolis Studios di Williamsburg a Brooklyn, il gruppo ha perso un riferimento importante e le sessioni di registrazione si sono svolte in una maniera frammentaria e poco consueta: cominciate proprio agli Ocropolis Studios nel 2011, queste sono poi proseguite presso i Menegroth Studios nel Queens nel corso degli anni. I diciotto minuti di "Sheperd's Axe", registrati in Spagna a Barcellona, sono sicuramente interessanti ad esempio, ma avrebbero potuto praticamente costituire una registrazione a sé stante. Invece qui siamo davanti a un doppio LP che dura quasi ottanta minuti e in cui gli Oneida chiedono troppo agli ascoltatori e uno vorrebbe pure essere, come dire, dedito alla causa, ma non è ben chiaro quale questa sia e se essi stessi ne abbiano inquadrata una.

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