Dopo la grande rinascita accompagnata da un dirompente ed inatteso successo commerciale di "Warheit Oder Pflicht" del 2004 è tempo di conferme in casa Oomph!: la band ha ormai superato il suo momento più difficile, con quattordici anni di attività alle spalle ed otto album all'attivo Dero, Crap e Flux possono ormai definirsi dei navigati bucanieri, l'esperienza è dalla loro parte e "Warheit Oder Pflicht" rappresenta un ‘ottima base di partenza su cui lavorare: con tutte queste premesse favorevoli l'album successivo non si fa attendere troppo, prende forma nel 2006 con un titolo intrigante ed evocativo, "GlaubeLiebeTod".
Ad un primo impatto il nono capitolo discografico della storia del trio di Wolfsburg non si discosta più di tanto dal suo fortunato predecessore, ma rispetto a WOP evidenzia una maggior cura a livello di songwriting e suoni più tirati: "GlaubeLiebeTod" è l'album più duro degli Oomph! dalla svolta intrapresa nel 1999 con "Plastik" fino ai giorni nostri, e si contraddistingue per una "batteria" di singoli veramente formidabile, la migliore della storia del gruppo insieme a quella di "Monster": l'arma più dirompente è senza dubbio "Gott Ist Ein Popstar", forte del suo accattivante e felpato beat elettronico che esalta un esplosivo refrain: il videoclip della canzone, che stravolge in chiave sarcastica quello di "Billie Jean" di Michael Jackson è una potente satira dal bersaglio facilmente intuibile che si contestualizza proprio nel 2006, anno in cui la monarchia assoluta vaticana è sulla bocca di tutti per l'elezione del nuovo sovrano e la spettacolare canonizzazione del precedente, e che ha suscitato non pochi mal di pancia, con annessi boicottaggi di varia natura, in vari gruppi religiosi conservatori che la tacciarono di eresia. Tuttavia "Gott Ist Ein Popstar" non è la sola dimostrazione di quanto questo album sia ispirato anche a livello lirico: il sound più ruvido di "Das Letzte Streicholz", che rappresenta più fedelmente il mood complessivo di "GlaubeLiebeTod", fotografa in maniera spietata e quasi parossistica le terribili conseguenze degli abusi sui bambini, mentre "Die Schlinge", dimostra il ritorno di una creatività più eclettica che era un po' mancata in "Warheit Oder Pflicht": arricchita musicalmente dal tocco gotico dei violoncellisti finlandesi Apocalytica e dal campionamento di "Man With A Harmonica" di Morricone è una riflessione quasi ironica sulla morte, immersa in un clima esotico, misterioso e surreale.
Sempre in tema variazioni stilistiche "GlaubeLiebeTod" è arricchito dalla presenza di un gioiello come "Eine Frau Spricht Im Schlaf", dall'atmosfera sinistra e notturna sottolineata da un pianoforte e da lugubri ed indugianti sintetizzatori che quasi rimanda agli intermezzi strumentali di "Wunsckind", con l'aggiunta della voce di Dero, che recita con la classe di un consumato attore teatrale un testo che si avventura nei meandri dell'ossessione e della follia. Si fanno notare anche "Traumst Du?", la cui versione promozionale è arricchita dalla presenza di Marta Jandovà, bella e brava frontwoman dei Die Happy, che impreziosisce un singolo ben riuscito e recita nel videoclip il ruolo della prima donna, "Land Im Sicht", che mantiene una certa eleganza stilistica ed espressiva nonostante la durezza del sound e del cantato di Dero e la conclusiva "Zuviel Liebe Kann Dich Toten", che in contrasto con l'atmosfera piuttosto satura del resto di "GlaubeLiebeTod" propone un sound più disteso e rilassato, quasi ai limiti di un pop rock venato di elettronica nonostante un testo decisamente cupo e crepuscolare.
Il panorama interessante, piacevole e variegato di "GlaubeLiebeTod" è completato da una manciata di canzoni più semplici, veloci e ritmate, di cui l'esempio migliore è senza dubbio "Tanz In Den Tod" ed una bella bonus track, la frenetica "Menschsein", il cui riffing abrasivo e il cantato "old style" di Dero riportano in mente i fasti degli anni '90 suggellando così un altro grande colpo per il trio, che dimostra di saper reggere benissimo il passare degli anni con nuove idee, entusiasmo ed ispirazione; a meno di clamorose sorprese non ci sarà mai un nuovo "Wunschkind" ma altrettanto sicuramente il flop "Ego" è destinato a rimanere un caso isolato per una band che come il buon vino sta invecchiando alla grande.
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