"I was born in the cold december, I was born and I still remember, I was born and my eyes were swollen, I was born and my future stolen... pinned alive, whipped alive, slashed alive and the wheels were turning, skinned alive, smashed alive, ripped alive and the sheets were burning... born-praised-kissed-torn-raped-pissed-scorn-hate-fist-lorn-blade-wrist - Suck-my-dick - I like It!"
Inizia così "Wunsckind": venti secondi scanditi dal dolce suono di un carillon che viene brutalmente stroncato dalla violenza delle chitarre; "Born-Praised:Kissed", una dichiarazione d'intenti arrogante e disperata al tempo stesso, un assalto all'arma bianca che va a sfociare in una coda strumentale cadenzata e alienante, una marcia dai riflessi cupi e gotici, solenne ed angosciosa. In questa canzone c'è tutta l'essenza di "Wunschkind", il quarto album degli Oomph!: l'unico da cui non è stato estratto alcun singolo né tantomeno videoclip promozionali, perché qui di radiofonico c'è veramente pochissimo, praticamente nulla. "Wunschkind" segna un deciso passo in avanti per la band: sulla falsariga di "Born-Praised-Kissed", le canzoni sono più elaborate e complesse rispetto al passato: un uso più consapevole dell'alternanza tra chitarre ed effetti elettronici, composizioni infarcite di cambi di tempo ed intermezzi lenti, e Dero che finalmente dà sfogo a tutte le potenzialità della sua voce, non più come semplice screamer. Tutte queste componenti, unite ad un'ispirazione che scorre potente nel trio tedesco danno vita a qualcosa di irripetibile: "Wunschkind", probabilmente l'album più oscuro di tutto il panorama Neue Deutsche Harte; inflessibile, claustrofobico, cupo, malato e catartico, ed è proprio la raggiunta maturità artistica del trio, la maggior cura del sound, degli arrangiamenti, dei testi che ha reso possibile un risultato di tale spessore.
Ogni canzone è ricca di sfaccettature, sfumature gothic e crossover che si innestano all'originaria matrice industrial creando un'atmosfera di tensione palpabile, con l'orlo del baratro ad un passo, ogni canzone è un piccolo viaggio negli inferi della mente: uno degli esempi più lampanti è un gioiello come "You've Got It", giusto un filo più "orecchiabile" e di facile presa rispetto al resto dell'album, dietro al quale si cela un soverchiante senso d'impotenza ed una disperata richiesta di aiuto, oppure la frustrazione di "My Soubrette", ritratto di un amore tossico e degradato magistralmente espresso dalla voce sofferta ed intensa, a tratti succube ed implorante del frontman o ancora il marasma frenetico di "Down In This Hole", da cui affiora spietatamente la visione di un baratro incombente, "I know it's much too late, I feel so unafraid, and now it's time I guess to concentrate on death".
Nella titletrack "Wunschkind" invece il cantato di Dero è velenoso, folle, morboso, mentre in episodi più crossover e rap-oriented come "Mind Over Matter" e l'esplosiva "Song For Whoever", una nuova "Ice-Coffin" rivisitata seguendo i canoni del nuovo corso stilistico, è la rabbia a dettare legge, repressa e strisciante nel primo caso, impugnata come un'arma contro l'ipocrisia nel secondo; infine una maestosa e dissacrante "I.N.R.I. vs Jahwe" si presenta come l'unico episodio ritmato e ballabile dell'album ed uno dei più taglienti ed espliciti nel suo semplice e tracotante groove, anche se non si distacca dagli stilemi del disco ma bensì ne costituisce un'ulteriore variazione sul tema, perché "Wunschkind" è strutturato in maniera molto più complessa e meno naive rispetto ai precedenti "Sperm" e "Defekt": la sua forza sta anche nella coesione, in un lavoro certosino e meticoloso che funge da collante per canzoni che propongono stili abbastanza eterogenei, di cui va dato merito a Flux, il cui lavoro come bassista è messo in evidenza ben maggiore rispetto alla media del gruppo e a Crap, nella sua veste di chitarrista ma soprattutto tastierista/arrangiatore. È proprio quest'ultimo aspetto a fare la differenza, a conferire ulteriore fascino e ricchezza al sound di "Wuschkind"; gli arrangiamenti, che per la prima volta si avvalgono anche di cori dal sapore gotico sono di altissimo livello, degni della colonna sonora di uno psycho-thriller; strumentali come "Walsungenblut", la mortifera "Der Alptraum Der Kindheit" e soprattutto "Filthy Playground" ne sono la dimostrazione.
"Wunschkind" è anche un limite, una linea invalicabile: impossibile procedere ulteriormente in questa direzione dopo un album del genere, la sterzata più brusca e repentina di tutta la carriera degli Oomph! non è poi così distante.
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