Operaja Criminale è, per loro stessa definizione, un "laboratorio ideologico musicale" di Roma. Da anni attivi nella scena underground italiana con i loro vari progetti paralleli Matteo Scannicchio e Andrea Ruggiero escono finalmente con il loro primo album, prodotto da Giorgio Canali, una garanzia in questo senso.
L'opera lascia subito l'ascoltatore spiazzato, da anni non si sentiva niente di così fresco ed originale nel panorama rock del bel paese, le canzoni si discostano dalla classica struttura strofa + ritornello creando nell'ascoltatore la curiosità di scoprire come continueranno i vari brani. E creano un'atmosfera dolce e malinconica che si conserva per tutta la durata dell'album.
Il disco si apre con il singolo "E.C.G." che parte lenta e malinconica con un cantato che ricorda molto il maestro Canali per poi esplodere nel finale energico sorretto dalle vibranti chitarre elettriche.
La seguente "L'ordine naturale delle cose" ripete lo stesso schema della precedente canzone, inizio lento e melodico, questa volta con la voce che segue una melodia più personale, seguito poi da un bella sequenza di chitarre distorte e infine da un giro di violino che si sovrappone poi alla voce di Matteo e ad una voce femminile creando un intreccio ipnotico di grande effetto.
La traccia seguente è "La routine dei guanti", brano pubblicato sul web in anteprima all'uscita del disco, il brano si apre con una breve introduzione fatta solo dalla voce e da qualche nota di pianoforte che riescono però a creare una melodia dolcissima, il resto del brano vede la ripetizione continua di due versi con l'aumento costante del ritmo e della potenza dei suoni fino a terminare con un bel riff di chitarre elettriche.
Arriva poi il momento della traccia migliore del disco, la malinconica "Grave" che continua lenta per 3/4 di canzone accompagnata solo dal pianoforte fino al bellissimo finale dove violino e voce femminile si aggiungono alla voce del cantante per chiudere il pezzo in maniera davvero emozionante.
Segue "Torino", altra canzone già sentita in giro per il web molto prima dell'uscita dell'album, anche qui troviamo un cantato molto dolce, quasi sussurrato che si abbassa ulteriormente a metà brano per poi lasciare spazio prima ad un assolo di armonica in stile Canali (probabilmente c'è proprio lui dietro), poi alla chitarra di Andrea che chiude il brano con grande energia.
Il brano seguente è il più energico e rock dell'album, ma purtroppo anche il meno convincente e l'unico ad avere una classica struttura strofa + ritornello. canzone che poco lega col resto dell'opera del gruppo, di cui si poteva tranquillamente fare a meno.
"Tremore #3" è una canzone molto cruda, parte lenta con un cantato che ricorda di nuovo Giorgio Canali per poi terminare con la ripetizione costante di due versi gridati con rabbia sopra un tappeto di chitarre distorte.
La successiva "Milano" è probabilmente il brano più easy listening di questo "Roma, Guanti e Argento", canzone molto in stile Vasco Brondi sia nel testo che nella melodia, dolce e delicata sorretta dal pianoforte e dalla chitarra classica fino al finale in crescendo accompagnato dal violino e dalle chitarre che si elettrizzano ed aumentano di intensità.
"Tremore #2" è la penultima traccia, i ritmi si velocizzano di nuovo, ma questa volta con successo, in questo brano troviamo la seconda strofa interamente cantata dalla voce femminile e un altro assolo di armonica, fino al finale strumentale che raggiugne il punto più rock dell'album.
A chiudere il disco ci pensa "La Mia città è morta" altra canzone che francamente non dice molto e da un senso di incompiuto. Unica nota da segnalare le grida di Canali in sottofondo, brano che l'ascia l'amaro in bocca e chiude indegnamente un album che per tutta la sua durata aveva mantenuto il livello qualitativo davvero alto.
In conclusione questo "Roma, guanti e argento" è un ottimo disco d'esordio, musicalmente ben fatto, ben cantato e con dei testi molto poetici, spesso di difficile comprensione (il che non è affatto un difetto). La qualità è sempre ottima, tranne per un paio di episodi e il risultato finale è di un album compatto, con un suo stile ben marcato e che si lascia apprezzare sempre di più ad ogni nuovo ascolto.
Come si dice in questi casi... Buona la prima!
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