Ultimamente ho deciso di approfondire la discografia degli Opeth, band metal svedese ibrida che spazia dal death al prog molto referenziale, e altre cose. Dopo attenta analisi ho deciso di concentrarmi su questo Pale Communion, almeno è l'album dove sono tornato più spesso, significherà qualcosa.

PC (non quello da dove scrivo) sembra prodotto da Steven Wilson, e forse si vede: di tutti i dischi degli Opeth è il più sfacciatamente prog, ma proprio a livello di sinistra, fedele emulazione, tanto da recuperare i mellotron e altre strumentazioni tipiche. Il disco si apre con un'esplosione di violenza con Eternal Rains will Come, e la memoria porta subito al Tarkus di Emerson Lake e Palmer, solo senza l'eccitazione e il senso di meraviglia di quella pietra miliare. Qui non è che accada molto, a parte percussioni molto ben articolate, e presto si finisce in una parentesi contemplativa di flauti e piano, a tre minuti non c'è traccia di cantato e non si capisce dove la composizione, sfilacciata e confusa, voglia parare, ma poi finalmente le redini vengono recuperate con un buon riff di organo, chitarre acustiche e basso, qui si sviluppa finalmente un pattern comprensibile nella forma canzone. Testi ben poco allegri anticipano l'arrivo di una apocalisse, della ragione o meno non si sa, con un refrain convincente e spazio anche per un virtuosisimo di chitarra. Tutto bene incluso il doppio finale, che nasconde una piccola sorpresa. Esclusa la lunga e discutibile intro è uno dei brani che preferisco. Cusp of Eternity incattivisce i toni, molto meno prog e più vicina al metal, buon sviluppo ma cori un po' stancanti.

Moon Above, Sun Below è probabilmente il pezzo-manifesto, una lunghissima cavalcata di 11 minuti divisa in atti, il cambio di registro è praticamente continuo, spaziando dal metal al prog, l'acustic, il gothic e molte altre cose. Qui purtroppo è dove ho faticato maggiormente a mantenere l'attenzione: la mancanza di un filo conduttore si fa sentire e la parte finale tira troppo per le lunghe una semplice idea musicale. Tecnicamente siamo a livelli molto alti, ma volendo emulare la prog è inevitabile scontrarsi con riferimenti elevati, dai Genesis, ai già citati ELP, Led Zeppelin, Gentle Giant e i nostrani Goblin, che la band cita gioiosamente in un pezzo a loro dedicato e che porta lo stesso nome.

La seconda parte di PC (lungo, anche troppo), purtroppo l'ho trovata meno interessante, non brutta, ma troppo dispersiva e a un passo dal tedio, situazione ristabilita in parte dalla conclusiva Faith in Others, una lunga masturbazione mentale intrisa di testi incoraggianti come "the cold years are coming" e "for the victims of a longing", che farebbero tremare anche la Malinconoia di Masini. Insomma, una canzone triste nel senso più nobile e lusinghiero del termine, crepuscolare e contemplativa, ma indubbiamente ben eseguita con ausilio di archi e chitarra acustica. Sicuramente un genuino sentimento di malinconia è più stimolante del vuoto pneumatico della noia.

In definitiva un buon disco questo Pale Communion, un po' privo di mordente nela seconda parte, ma eseguito con molto mestiere, ambizioso ma più compiaciuto che ispirato, e costretto a confrontarsi con uno storico abbastanza spietato. Mi chiedo se non sia meglio reinterpetare il passato con nuove visioni, piuttosto che replicarlo con la precisione di un imbalsamatore (è brutta, ma non sapevo come chiudere).

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